Un Conte per l'Italia. Non si tratta dell'Antonio allenatore del Chelsea, perché qui non si parla di calcio ma del futuro Governo del Paese e il Conte che in queste ore rimbalza su siti e sui social di nome fa Giuseppe e nella vita di tutti i giorni è uno stimato avvocato cassazionista. Sarebbe lui il nome da presentare domani al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quale premier alla guida della squadra di ministri legastellata. Accanto a quello di Conte c'è anche il nome di Andrea Roventini, come riporta l'Ansa, ma le quotazioni del primo sono nettamente superiori al secondo, stando a quanto trapela dagli ambienti vicini ai due movimenti.

Se sarà così lo si scoprirà oggi pomeriggio, quando verosimilmente il Capo dello Stato convocherà Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Entrambi, salvo sorprese dell'ultimo minuto, sarebbero presenti nella lista dei ministri. Al leader del M5S potrebbe andare il Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro (i due dicasteri potrebbero essere accorpati), mentre al numero uno del Carroccio toccherebbe l'Interno. Agli Esteri, stando all'Ansa, il super favorito sarebbe Giampaolo Massolo.

Scopriamo chi è Giuseppe Conte

È nato a Foggia 54 anni fa, si è laureato in Giurisprudenza all'Università la Sapienza di Roma nel 1988, per poi completare e perfezionare la sua formazione giuridica in America, alla Yale University e alla Duquesne University, per poi trasferirsi in Austria, all'International Kultur Institut di Vienna e poi alla Université Sorbonne di Parigi e di seguito al Girton College di Cambridge e quindi il ritorno negli Stati Uniti alla New York University.

Anni trascorsi tra gli Usa e l'Europa che conferiscono a Giuseppe Conte un tratto altamente internazionale. Oggi è ordinario di Diritto privato all’Università di Firenze e opera soprattutto nell'ambito del diritto civile e commerciale, inoltre è specialista di arbitrati. Ma la vita professionale del professor Conte non è stata a senso unico sul binario delle materie forensi, negli anni 2010/2011, infatti, ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Agenzia spaziale italiana.

Nel 2013 era arrivato anche il contatto con il Parlamento che lo aveva designato nel Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Infine, Conte è anche direttore di varie collane e riviste scientifiche e vanta un centinaio circa di articoli scientifici.

Domenica di lavoro

Dopo il contratto andavano definiti una volta per tutte i nomi dei ministri da presentare a Mattarella assieme a quello del premier a cui affidare il Governo M5S-Lega.

Per non farsi trovare impreparati Di Maio e Salvini hanno dato vita a un'intensa mattinata di lavoro per chiudere il cerchio e dare avvio a un'esperienza di Governo assolutamente impensabile alla vigilia del 4 marzo, giorno della chiamata alle urne per le Elezioni politiche. Al termine del vertice i due leader si sono detti soddisfatti della sintesi trovata, con Salvini che ha anche puntualizzato come nessuno debba storcere il naso sui nomi che saranno proposti a Mattarella. Tanto meno su quello del presidente del Consiglio, che sia Conte o chiunque altro. Di Maio invece si è detto felice di aver portato al Governo un programma che possa dare un futuro migliore all'Italia. Concetto che ha ribadito sulla propria pagina Facebook.

Ovviamente i due leader non hanno mancato di rimarcare come l'ultima parola spetti al presidente della Repubblica. Ma loro sono pronti. Forti anche del via libera dei rispettivi elettorati che si sono espressi sulla piattaforma Rousseau (i 5S) e nei gazebo i leghisti. Le percentuali a favore del sì all'accordo di Governo sono bulgare, come si evidenzia anche dal post pubblicato dallo stesso Salvini sempre su Facebook.

I due forni e l'accordo in extremis

Per arrivare al contratto di Governo e alla composizione della squadra ci sono voluti oltre due mesi dalla data del voto e una marea di parole, anche pesanti, che più volte hanno fatto sfiorare la rottura definitiva tra 5 Stelle e Lega. Si è cominciato con il "gioco" dei due forni, in cui i grillini si sono relazionati prima col centrodestra, ma evitando di parlare con Silvio Berlusconi e poi con il Pd.

Dialoghi che non hanno sortito alcun risultato, così come non aveva portato a nulla di concreto il mandato esplorativo che Mattarella aveva assegnato, nelle ore successive al voto, ai presidenti di Camera e Senato. Dopo giorni e giorni di stallo, il Capo dello Stato ha dato l'ultimatum ai partiti: o si trova un accordo subito e si dà un Governo al Paese, oppure si torna alle urne il prima possibile. Un richiamo che trova in Berlusconi la sensibilità giusta per dire: ok Salvini, prova a trovare l'intesa con Di Maio. Un via libera che ha permesso di arrivare, a questo punto, a un passo dalla formazione del nuovo Governo che di fatto darà il la, in maniera compiuta alla XVIII legislatura. Che lo stesso Berlusconi, comunque, spera che duri il meno possibile. Negli ultimi giorni il leader di Forza Italia ha più volte manifestato il suo disappunto verso il contratto, arrivando anche a suggerire a Salvini di "tornare a casa". Ma non sarà per adesso.