Non si sa ancora quali esiti drammatici e imprevisti potrebbe scatenare la crisi Politica e istituzionale innescata dal rifiuto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di approvare la lista dei ministri del governo M5S-Lega, presentata dal premier incaricato Giuseppe Conte. L’inquilino del Colle ha posto un inamovibile No alla designazione del professore euroscettico Paolo Savona come ministro dell’Economia, suscitando la veemente, e prevedibile, furiosa reazione di Salvini e Di Maio. Una presa di posizione che ha già spaccato l’Italia tra mattarelliani (la minoranza) e anti mattarelliani, convinti che la decisione del presidente possa essere tacciata di Alto Tradimento e meritevole di impeachment.
A condannare l’operato di Mattarella, tra gli altri, ci pensa il giornalista del Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, il quale, però, se la prende anche con tutti gli altri protagonisti di questa assurda vicenda: Di Maio, Salvini, Renzi e Berlusconi.
Scanzi contro Mattarella: ‘Ha combinato qualcosa di osceno e inaccettabile’
Secondo Andrea Scanzi il primo responsabile della crisi istituzionale apertasi con il rifiuto di nominare Savona all’Economia, con la successiva e immediata caduta del governo Conte ancora nascente, è sicuramente Sergio Mattarella il quale, dopo aver operato sempre in maniera corretta “fino a una settimana fa”, con questa mossa “ha certificato che votare” in Italia “non serve a una sega”, visto che siamo evidentemente un paese a sovranità limitata (dalla Ue e dagli Usa ndr).
Insomma, secondo Scanzi, l’inquilino del Colle con il ‘caso Savona’ avrebbe “combinato qualcosa di osceno e inaccettabile”.
Il No a Savona ‘un atto folle e scellerato’
Far saltare il governo Conte con la scusa che Savona, già ministro del governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, sia un pericoloso “rivoluzionario” è stato, infatti, “un atto folle e scellerato”.
Il fatto che l’economista scelto dalla Lega sia stato ‘trombato’ solo per il suo parere nei confronti della politica economica della Germania si configura, scrive il giornalista del Fatto, come una “reintroduzione del reato di opinione” in Italia. Risulta poi incomprensibile il “piglio” messo in campo da Mattarella contro Savona, mentre neanche un “plissé” aveva fatto quando ha approvato la legge elettorale Rosatellum, considerata da Scanzi un “abominio”, oppure quando ha accettato la nomina di Marianna Madia e Maria Elena Boschi a ministri della Repubblica.