"Ambasciator non porta pena" è un vecchio proverbio che proprio non è adatto a descrivere la situazione attuale della Striscia di Gaza. Nella storia e perfino nelle regole militari scritte o non scritte il ruolo dell'ambasciatore è sempre stato rispettato. Il diplomatico è colui che tratta, che utilizza la massima precauzione quando parla, che pesa qualsiasi azione prima di compierla, che dosa le proprie reazioni per non provocare l'interlocutore nemmeno per sbaglio. Donald Trump ha invertito completamente i valori che vengono universalmente attribuiti a questo ruolo con una decisione unilaterale che ha causato un vero e proprio fuoco di proteste palestinesi.
Lo spostamento dell'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme è stata la miccia che ha fatto esplodere una situazione che non necessitava affatto di ulteriori tensioni.
Tanto sangue a Gaza
Si parla di una sessantina di morti e di un numero ancora imprecisato di feriti tra le fila palestinesi. Benjamin Netanyahu esulta per un risultato eccellente e per il dovuto riconoscimento di Gerusalemme come terra a tutti gli effetti israeliana. Nel frattempo però i palestinesi vengono colpiti da droni, granate e proiettili veri, sparati indiscriminatamente tra la folla che protesta, senza fare troppe distinzioni tra civili e potenziali terroristi, come vengono insistentemente chiamati da fonte israeliana i manifestanti con lo scopo di giustificare la durezza della repressione.
Si tratta dell'episodio più cruento dopo la "Guerra di Gaza" dell'estate 2014.
USA e Israele: è colpa di Hamas
Il caos totale è scoppiato in quello che Hamas definisce il giorno della Nakba, ovvero della catastrofe. Così alcuni settori della protesta palestinese identificano la data del 1948 in cui nacque lo Stato di Israele.
Va sempre ricordato che numerose sigle molto prossime alla definizione di "terroristiche" hanno scritto molto chiaramente nei propri statuti e nei regolamenti interni l'auspicio della distruzione totale dello Stato ebraico. Perciò gli Stati Uniti e Israele attribuiscono la colpa dei disordini ad Hamas.
Due immagini così diverse
Da un lato della Striscia di Gaza, quello palestinese, i telegiornali diffondono filmati inquietanti di gas lacrimogeni che colpiscono gli stessi addetti stampa, colonne di fumo e persone a terra doloranti. Dall'altra parte c'è la foto dell'inaugurazione dell'ambasciata americana, con un'elegantissima e bellissima Ivanka Trump a fare da madrina della cerimonia. Le strade sono piene di bandiere israeliane e americane con slogan che richiamano a Donald Trump come un grande amico di Israele.
Today we dedicated the new #USEmbassyJerusalem, a longtime promise to the American & Israeli people. As Jared shared today “While many Presidents before him have backed down from their pledge... this President delivered. Because when President Trump makes a promise, he keeps it.” pic.twitter.com/4iNdozAiRF
— Ivanka Trump (@IvankaTrump) 14 maggio 2018