Matteo Renzi è stato un vero e proprio fiume in piena nel suo primo intervento nei panni di senatore della Repubblica, durante la fase di insediamento del nuovo governo a trazione giallo-verde. L'ex Presidente del Consiglio si è preso la scena, aprendo il suo discorso con la dichiarazione di non fiducia. Ha detto che Giuseppe Conte non avrà la fiducia ma, al contempo, ha sottolineato "avrà sempre il nostro rispetto".

In un secondo momento, non ha risparmiato stoccate al Movimento 5 Stelle, ricordando i toni giustizialisti utilizzati in passato dai pentastellati contro il Partito Democratico.

Inoltre Renzi ha chiarito che i dem rispetteranno Conte "in quest'aula e fuori da quest'aula".

Il premier "non eletto"

La battuta al vetriolo, Matteo Renzi l'ha riservata a Conte quando l'ha definito un "premier non eletto". Quest'argomento, infatti, era stato un cavallo di battaglia dei pentastellati e anche di ampi settori della Lega durante il governo dell'ex segretario del PD. Quest'ultimo, infatti, dai banchi del Senato ha definito "un collega" a tutti gli effetti il nuovo Presidente del Consiglio, poiché in campagna elettorale non era stato candidato per ricoprire questo ruolo.

Inoltre, l'ex sindaco di Firenze ha ricordato come il governo sia formato da una coalizione che, durante le elezioni, non si era presentata ai cittadini come un'alleanza, ma su fronti contrapposti.

Difatti, guardando oggi alla situazione del centrodestra, la coalizione appare divisa in tre tronconi differenti: Forza Italia con Silvio Berlusconi all'opposizione; la Lega di Matteo Salvini al governo; Fratelli d'Italia in una connotazione ancora differente, a metà tra la fiducia e la sfiducia.

Noi siamo un'altra cosa

Durante il suo discorso al Senato, Renzi non ha risparmiato nemmeno Matteo Salvini.

Ricordando la dichiarazione "la pacchia è finita" del segretario della Lega, quando ha annunciato provvedimenti stringenti sull'immigrazione, l'esponente del PD ha richiamato il neo-ministro degli Interni, consigliandogli vivamente di abbassare i toni nella sua nuova veste istituzionale. Successivamente, l'ex premier ha voluto ribadire un punto importante, ovvero che il Partito Democratico è "un'altra cosa".

Non vi è alcuna sintonia sulla flat tax, basata su un principio che contraddice e ribalta la progressività delle tasse, andando ad incidere sui poveri, anziché sui ricchi, i quali verrebbero ampiamente agevolati da questa legge.

Dubbi sulla ministra Trenta

Al termine del suo intervento, Renzi ha annunciato senza mezzi termini che, appena saranno istituite le commissioni, "convocheremo la ministra della difesa", Elisabetta Trenta, per chiarire una questione emersa proprio in questi ultimi giorni. Nello specifico, il senatore del PD ha fatto riferimento alla vicende del presunto conflitto d'interessi legato al ruolo ricoperto per diversi anni dalla ministra Trenta di presidente della Sudgestaid, una società che si occupa di reclutare mercenari nelle zone di guerra mediorientali.