Sta assumendo i contorni di un giallo politico-mediatico l’iniziativa presa questa settimana dal rolling stone, versione italiana della rivista statunitense che si occupa di musica e cultura. Il periodico ha, infatti, deciso di pubblicare un manifesto contro la politica adottata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, soprattutto in materia di immigrazione. Una cinquantina i vip (cantanti, giornalisti, attori, artisti) che hanno deciso di aderire all’iniziativa chiamata in maniera molto evocativa ‘Noi non stiamo con Salvini’. Ma, tra questi, c’è chi ha deciso di denunciare il fatto che il suo nome sia stato citato senza aver prima chiesto il suo permesso o, addirittura, è il caso di Enrico Mentana, dopo aver negato, motivandola, la propria partecipazione all’iniziativa.

Anche per questo il pasticcio del Rolling Stone rischia di portare altra acqua al mulino del capo della Lega che, su Facebook, ha già bollato il manifesto come roba da radical chic.

Enrico Mentana furioso con Rolling Stone

Il primo a rendere pubblica la ‘truffa’ della rivista Rolling Stone ai suoi danni è stato Enrico Mentana. Giovedì scorso, infatti, sul profilo Facebook del direttore del tg di La7 è apparso un lungo post nel quale si dichiara “sorpreso” di aver visto il suo nome inserito nel manifesto anti Salvini, nonostante avesse già risposto negativamente all’appello del direttore perché, spiega, contrario ad iniziative che “mirano a un po’ di pubblicità gratuita”. Sbagliato, secondo lui, indicare come “bersaglio” e “uomo nero” una persona “liberamente eletta” come Salvini.

Alessandro Robecchi: ‘Contro i furbetti che si fanno pubblicità con il mio nome’

Alla protesta di Mentana si è aggiunta, poche ore dopo, quella di un altro giornalista: Alessandro Robecchi del Fatto Quotidiano. Stavolta attraverso Twitter, Robecchi si domanda come sia possibile che il suo nome sia finito dentro all’appello, visto che nessuno lo ha interpellato per chiedergli il permesso.

Sono contro Salvini - cinguetta - ma anche contro i furbetti che si fanno pubblicità usando il mio nome”. Accuse che hanno suscitato la reazione del direttore del Rolling Stone, Massimo Coppola, il quale ha risposto piccato sventolando come minacciosa parola d’ordine l’hashtag da lui stesso creato: #chitaceècomplice.

Valentina Petrini: ‘Non sono stata contattata’

Un’altra voce fuori dal coro dei presunti aderenti al manifesto degli Stones è quella di Valentina Petrini. La giornalista, anche lei collaboratrice del Fatto Quotidiano, ma volto noto al grande pubblico per essere conduttrice della trasmissione ‘Nemo’ di Rai 2, decide di utilizzare anche lei il suo profilo Twitter per riferire di non essere mai stata contattata dai colleghi del Rolling Stone per chiedere la sua adesione.

Certo, aggiunge, le sue posizioni sull’immigrazione sono note ma, anche se si riconosce nei termini dell’appello lanciato dalla rivista, trova scorretto che il suo nome venga utilizzato a sua insaputa.