La riforma della prescrizione voluta dal Movimento Cinque Stelle è stata accettata dai leader leghisti, con l'unico risultato ottenuto nel corso della trattativa con gli stati maggiori pentastellati di far slittare al gennaio 2020 la data di entrata in vigore del controverso provvedimento.

Dunque, la prescrizione nel processo penale si interromperà dopo il primo grado di giudizio, anche se questo principio dovesse andare in contrasto con il dettato costituzionale, laddove si esplicita che ogni imputato ha diritto ad essere giudicato nel più breve tempo possibile, come sottolineato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.

Nella complicata discussione che ha seguito l'inserimento da parte di Bonafede di un emendamento al decreto anti corruzione sulla riforma della prescrizione, Salvini e i leader leghisti più importanti avevano obiettato di volere che fossero condannati ad una pena più severa tutti i colpevoli, ma di voler evitare che i processi potessero durare all'infinito, generando il caos nel sistema politico italiano.

La riforma della prescrizione è una battaglia dei 5 Stelle

Era stato proprio il vice premier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio a ribadire nel corso di una diretta facebook nella serata di ieri che il Movimento cinque stelle riteneva la riforma della prescrizione un'importantissima battaglia ideologica e che non si sarebbero fatti passi indietro nell'approvazione di questo emendamento al decreto anticorruzione.

Dopo innumerevoli riunioni ed interventi pubblici, tesi a dipanare la questione, era stato proprio il Presidente Conte a confessare in un'intervista i propri dubbi sulla costituzionalità della riforma, facendo temere che il provvedimento potesse non essere varato, nonostante gli sforzi dei grillini di portare a termine l'iter parlamentare.

La situazione era ancora più preoccupante perché, nel corso delle votazioni al Senato sul decreto immigrazione voluto da Salvini, cinque senatori pentastellati avevano votato in maniera diversa rispetto al proprio gruppo politico ed erano stati deferiti al consiglio dei probiviri, dando l'idea a molti commentatori che in realtà il movimento era dilaniato da dissidi interni che non permettevano l'approvazione di un provvedimento così importante.

L'accordo sulla prescrizione raggiunto per il 2020

Nella tarda mattinata di oggi, però, il Ministro della Giustizia pentastellato Alfonso Bonafede ha dichiarato che le forze di Governo avevano finalmente trovato una quadra sull'emendamento che riguarda la riforma dei tempi della prescrizione nel processo penale, affermando che il testo del provvedimento rimarrà invariato, ma che andrà in vigore solo nel gennaio del 2020, dunque tra oltre un anno.

La soluzione trovata sembra mettere d'accordo tutte le anime dell'esecutivo, anche se i timori che il testo dell'emendamento possa non superare il vaglio dei giudici della Corte costituzionale persistono, poiché in pochissimi Paesi del mondo esiste un sistema giuridico che non si avvalga o si avvalga solo parzialmente dello strumento della prescrizione.

Questo emendamento sarà dunque votato nei prossimi giorni insieme al decreto anti corruzione e solo in quel momento si potrà testare la solidità e compattezza del gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle, all'interno del quale vi è più di qualche malumore soprattutto da parte degli esponenti dell'ala ortodossa della compagine, che ritiene si stia dando troppo spazio alle iniziative della Lega di Salvini, finendo a volte con lo snaturare l'azione politica di un movimento che ha fatto sempre dell'attenzione alle esigenze delle fasce economicamente più deboli la propria bandiera.