Valerio Mastandrea si sente sempre antifascista ma non riesce più a definirsi di sinistra. È questo, in poche parole, il significato della breve video intervista che il popolare attore romano ha rilasciato al Fatto Quotidiano. Ascoltando Mastandrea, sembra che il ragazzo classe 1972, nato e cresciuto nella periferia sud di Roma correndo dietro a pallone e telecamera, si senta quasi in imbarazzo a discutere delle sue origini e preferenze politiche. Troppe le delusioni subite negli ultimi anni per colpa di una sedicente classe dirigente di sinistra che ha portato milioni di militanti a disconoscere quella stessa definizione.

Disamoramento che in Mastandrea è stato talmente forte da spingerlo a non votare più nelle ultime elezioni, sia politiche che comunali, che hanno aperto la strada del potere al M5S. Comunque sia, il protagonista di diverse pellicole di successo resta fiducioso nel futuro perché crede ancora a una Politica fatta “per strada”.

Mastandrea: oggi sono antifascista, non di sinistra

“Tu sei sempre stato uno di sinistra, ti sei sempre definito uno di sinistra”, lo incalza il giornalista del Fatto. “Diciamo che sono nato e cresciuto antifascista”, questa la risposta decisa, ma abbastanza evasiva di Valerio Mastandrea. “Già questo distinguo mi sembra interessante”, chiosa allora l’intervistatore, chiamando l’attore a spiegare meglio questo concetto.

E Mastandrea non si lascia certo pregare, decidendo di andare subito al punto della questione. “Oggi dirsi di sinistra mi dà un po’ fastidio per una serie di possibili strumentalizzazioni”, dichiara sinceramente, rischiando anche di attirarsi addosso le critiche di quello che è rimasto dell’intellighenzia di sinistra. Il regista esordiente con il film Ride, in uscita oggi, 29 novembre, nei cinema italiani, preferisce di gran lunga definirsi “antifascista” perché, spiega, “mi sembra invece una cosa un po’ più completa che mi riguarda proprio parecchio”.

Da 25 anni la sinistra non ha rappresentanza politica

“Ma un antifascista oggi dove deve guardare quando ad esempio si fanno le elezioni? A chi deve guardare? Perché diventa un pochino complicato trovare una corrispondenza”, gli domanda allora il giornalista del quotidiano diretto da Marco Travaglio. Per Valerio Mastandrea non ci sono dubbi: il vero problema, quello che lui sesso definisce il “grosso dramma” è stata l’assenza di “rappresentanza politica” a sinistra negli “ultimi 15 anni”.

Una mancanza di punti di riferimento che, ammette, lo ha portato addirittura a non votare. Una eventualità inaspettata anche per lui fino a solo pochi anni fa.

Valerio Mastandrea: “Ripartire dalla strada e non da Twitter’

“Alle politiche non hai votato?”, domanda secca. Come altrettanto secca è la risposta: “No”. E nemmeno alle ultime elezioni comunali che hanno visto incoronare sindaco di Roma Virginia Raggi. Mastandrea ammette di essere rimasto incredulo anche lui del suo comportamento perché, aggiunge, “sono stato educato al diritto di voto, però adesso “mi sono rotto un po’ i co*lioni”. “Sei molto romanista in questo”, chiosa sibillino il giornalista. E allora Valerio Mastandrea si scioglie ulteriormente, ammettendo di essersi recato ultimamente alle urne, ma di essersi accorto che stava per votare spinto dalla “paura”.

E allora meglio non votare. La speranza, comunque, è che una vera politica di sinistra possa ripartire “dalla strada”, ovvero dalle “politiche di quartiere”, e non certo dai social network come Twitter.