Il Senato irlandese ha approvato una legge che legalizza l'interruzione volontaria di gravidanza. Giovedì prossimo il presidente Michael D. Higgins apporrà la sua firma sulla nuova norma, rendendola effettiva. La legge potrà essere applicata a partire da gennaio 2019.

L'Irlanda ha detto 'sì' all'interruzione volontaria di gravidanza

Il parlamento irlandese ha finalmente messo a punto una legge che legalizza l'aborto indotto a partire da gennaio 2019. Giovedì il presidente Michael D. Higgins firmerà la norma che porrà fine al divieto di effettuare interruzioni volontarie di gravidanza, una norma scritta nella stessa Costituzione nell'ottavo emendamento allineato con il credo cattolico largamente diffuso nel paese.

Il dibattito è durato ben dieci ore, durante le quali sono anche volati degli insulti a carattere sessista, ma infine la proposta è stata approvata con 27 voti a favore e 5 contrari, sancendo la possibilità di interrompere una gravidanza desiderata, qualunque sia la motivazione - anche per pericolo di vita della donna interessata - entro e non oltre le dodici settimane di gestazione.

Un passo avanti di storica importanza

Questo passo avanti è stato possibile grazie all'abrogazione dell'ottavo emendamento (ovvero quello che impediva alle donne di abortire) tenutasi lo scorso maggio, intrapreso dalle attiviste che si sono mobilitate negli ultimi anni per reclamare il diritto di ogni donna. Il Ministro della Salute Simon Harris ringrazia di cuore le donne, mentre il primo ministro Leo Varadkar parla di un momento storico per il paese.

La responsabile della campagna Together for Yes, Deirdre Duffy, ha dichiarato che "non si ripeteranno più le sofferenze patite da tutte quelle donne che si sono succedute nel tempo" a causa dell'allineamento dell'ottavo emendamento con la religione cattolica. Ma anche se si è raggiunto un traguardo significativo per i diritti delle donne, le attiviste non abbassano la guardia, perché ci sono ancora molti punti della nuova legge che appaiono piuttosto ambigui.

È il caso dell'espressione “grave danno per la salute della donna”, la quale potrebbe indurre i medici a tirarsi indietro. Un altro passo invece non specifica che l'interruzione volontaria di gravidanza possa essere possibile a causa di gravi malformazioni del feto. Dunque, quello che ha segnato l'Irlanda come un passo avanti dovrà ancora percorrere un sentiero pieno di insidie.