Matteo Salvini sarebbe pronto a staccare in qualsiasi momento la spina al governo formato da Lega e M5S. O, almeno, è questa la presunta volontà del Ministro dell’Interno raccontata attraverso un retroscena dal quotidiano la stampa. I cronisti del giornale torinese, Ugo Magri e Francesca Schianchi, attribuiscono dei virgolettati ben precisi a Salvini, secondo i quali il capitano leghista avrebbe fatto intendere di avere tutte le buone intenzioni di andare avanti con l’esecutivo gialloverde, ma di essere giunto al limite della pazienza. Sullo sfondo delle frizioni tra leghisti e pentastellati, ormai insanabili per La Stampa, si stagliano comunque i due casi politici e mediatici del momento: il Russiagate all’italiana e le manovre dietro le elezioni di David Sassoli al Parlamento europeo e di Ursula von der Leyen alla Commissione.

Temi che hanno spaccato la compagine governativa. La Lega, comunque, teme, e allo stesso tempo spera, una possibile alleanza parlamentare tra M5S e Pd per evitare le elezioni. “Magari, andremmo al 90%”, avrebbe esultato Claudio Borghi.

Matteo Salvini perde la pazienza a Genova: ‘Io vorrei andare avanti, ma data la situazione’

Sempre secondo quanto riportato da La Stampa, e in attesa di una eventuale smentita degli interessati, Matteo Salvini avrebbe pronunciato la fatidica frase “io vorrei andare avanti, ma data la situazione non escludo più niente”, durante una riunione tenuta nella Prefettura di Genova (presenti, tra gli altri, il Sindaco della città Marco Bucci e il governatore della Liguria Giovanni Toti).

Secondo gli inviati del quotidiano torinese, il leader della Lega avrebbe messo da parte la sua “spavalda sicurezza”, paventando per la prima volta, e in modo abbastanza esplicito, la possibilità di far cadere il governo Conte per andare ad elezioni anticipate. Gli autori del pezzo forniscono persino “due finestre utili” per aprire le urne elettorali: gennaio o giugno 2020, in contemporanea con alcune importanti elezioni regionali.

I casi Russiagate e von der Leyen prova della ‘convergenza’ tra Pd e M5S

Per dare peso a quelle che per il momento restano solo delle voci di corridoio, La Stampa ricorda le recenti vicissitudini politiche che dimostrerebbero la crisi in atto nel governo. Il primo caso è il Russiagate, che vede indagato per corruzione il consigliere di Matteo Salvini, Gianluca Savoini.

M5S e Pd si sono infatti trovati in assoluto accordo nel pretendere dal Ministro dell’Interno di riferire in Parlamento sulla questione. La “convergenza”, così la definisce il giornale, tra esponenti come Roberto Fico e Nicola Zingaretti avrebbe infastidito, e non poco, i leghisti. A riprova dei sospetti su un accordo sottobanco intercorso tra pentastellati e piddini, La Stampa ricorda anche che, circa due settimane fa, il parlamentare Dem David Sassoli era stato eletto alla presidenza del Parlamento europeo. E, in quella situazione, i sospetti della Lega erano ricaduti sul presunto scambio di poltrone con il “grillino” Fabio Massimo Castaldo. Per non parlare poi della recente elezione della tedesca Ursula von der Leyen alla testa della Commissione Ue.

“Von der Leyen passa grazie all’asse Merkel, Macron, Renzi, Cinque stelle”, accusano i leghisti i quali, sempre secondo La Stampa, sospetterebbero che, in caso di crisi di governo, “il M5S tenti di mettere in piedi un’altra maggioranza”. Ipotesi ovviamente non confermata che, però, suscita l’ilarità di un salviniano doc come Claudio Borghi. “Magari grillini e Pd facessero un governo insieme, andremmo al 90%”, avrebbe dichiarato.