C'era molta attesa attorno all'intervista che Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch, avrebbe rilasciato a Fabio Fazio nella trasmissione "Che tempo che fa" su Rai 2, dopo le mille polemiche politiche che la sua presenza aveva innescato nei giorni scorsi. E appunto nella serata di questa domenica 24 novembre, essa è andata in onda, fra le attese di detrattori e ammiratori.

Carola sulla continuazione della crisi migratoria

Carola Rackete ha esordito dicendo: "Sono contenta di essere di nuovo in Italia, ho seguito quello che è successo anche dopo che l'attenzione dei media è scomparsa su di me.

La tensione nel Mediterraneo però continua e ci sono persone che attraversano il mare per essere salvate. La nostra nave è ancora bloccata qui, nonostante il tribunale l'abbia rilasciata. Ci sono persone che ogni giorno lottano e cercano di scappare dalla Libia, ma quando poi arrivano qui la loro vita non è facile. Io voglio dire che sono qui per sollevare questa cosa. Sono consapevole che la lotta di queste persone e il rischio di morte c'è anche quanto l'attenzione mediatica si abbassa. Ringrazio la società civile italiana che sta dalla nostra parte e che lavora nei progetti per aiutare le persone bisognose".

Rackete: 'L'Europa non può rifiutarsi di accettare un po' di persone'

La comandante della Sea Watch ha poi detto: "Come cittadina europea sono cresciuta con la fiducia nei governi, ho avuto anche esperienze positive nel 2016, ma adesso la situazione è cambiata tantissimo.

Quando fai una richiesta in base alle leggi marittime internazionali e invii informazioni alle autorità spesso non ricevi risposta o ne ricevi una negativa, spesso rifiutano di attenersi al diritto internazionale. La guarda costiera libica va in violazione della Convenzione di Ginevra. Ricevere certe istruzioni è scioccante, perché abbiamo esseri umani a bordo.

Alcune persone hanno la fortuna, come me, di avere passaporto tedesco e di potersi spostare ovunque, altri invece no e ciò è poco umano. L'Europa da continente in pace spesso dice di non poter accettare un po' di persone, questo mi sciocca e mi fa male come cittadina europea".

L'appello della Rackete sul cambiamento del clima collegato alla povertà e all'immigrazione

La Rackete si è poi ha soffermata sullo stretto collegamento fra cambiamento del clima e immigrazione: "La crisi climatica mi preoccupa, serve il coinvolgimento di tutti per il cambiamento. Una relazione ONU si concentra su povertà e clima. Lì si dice che la crisi climatica porterà l'aumento della povertà nel mondo, perché chi vive in molti paesi africani verrà impattato. Le persone già povere e senza sicurezza sociale vedranno diminuire la loro possibilità di sopravvivere: le loro speranze verranno distrutte dalle nazioni industrializzate. Ma a quel punto queste persone dovranno andarsene dai loro Paesi, nonostante magari preferirebbero rimanere.

A quel punto dovremo chiederci come possiamo riceverli, perché saremo stati noi ad averli forzati ad andarsene. La responsabilità di proteggerli è nostra (...) Siamo arrivati a un punto critico, dobbiamo ridurre l'utilizzo delle risorse e consumare meno, occorre una migliore redistribuzione delle risorse limitate del pianeta. Dobbiamo chiederci come condividere le cose in modo che tutti abbiano a sufficienza: questa è la domanda fondamentale".