La crisi di governo e le sue possibili evoluzioni. C’è stato anche questo tema tra quelli trattati da Vittorio Feltri nel corso della trasmissione Dritto e rovescio, in onda su Rete 4. In un’intervista rilasciata al conduttore Paolo Del Debbio, il giornalista ha espresso il suo punto di vista, fornendo anche la sua previsione. “Alla fine - ha sottolineato - succederà poco di sconvolgente, ma sono sicuro che sarà peggio di prima”.

“La classe Politica italiana - ha aggiunto - è in decadenza, mi sembra evidente a chiunque abbia gli occhi. Questo comporta una confusione del Palazzo della quale abbiamo sentore in questi giorni”.

Dritto e rovescio, il tema è la crisi di governo

La figura attorno a cui sta ruotando questa fase politica è quella di Giuseppe Conte. Si parla anche della possibilità che Il premier possa fondare un partito a suo sostegno con percentuali importanti.

“Un conto - ha evidenziato Feltri - sono le previsioni fatte dai sondaggisti. Un conto è la realtà. Abbiamo visto spesso che la realtà è diversa. Può darsi. Abbiamo anche avuto un fenomeno strano tre anni fa quando si andò a votare. Il partito fondato da Grillo su una base ideologica non meravigliosa, il Vaffa abbreviativo di vaffanc.,., eppure gli italiani hanno dato il 33% quindi tutto è possibile. Anche l’impossibile”.

Oggi, però, si cerca una soluzione ad una crisi di governo e che oggi vede il Paese con un premier dimissionario.

“Voglio vedere - ha ammesso Vittorio Feltri - come va a finire. Non sono convintissimo che Conte non riesca a fare il Conte ter, mi auguro non ce la faccia. Però il successore di Conte chi può essere?”

Ipotesi elezioni, Feltri scettico

E sull’ipotesi di vedere l’attuale ministro degli Esteri a Palazzo Chigi Feltri si è espresso con ironia.

“Ci manca solo - ha evidenziato - che arrivi Di Maio che potrebbe tenere conferenze interessanti sull’uso del congiuntivo ed anche sulla geografia mondiale, ma insomma: adesso non esageriamo. Vorrebbe dire raschiare il fondo del barile”.

Una possibile via d’uscita, al netto dei problemi logistici e di salute pubblica per qualcuno rappresentanti dalla pandemia, potrebbero essere le elezioni.

Ipotesi remota, però, secondo Feltri. "Io - ha ammesso - lo escludo per un motivo molto terra terra. Il Parlamento non ha nessuna voglia di sciogliersi perché significherebbe non solo andare a casa, ma senza neanche la speranza di poterci tornare".

"È stato ridotto - ha proseguito il giornalista - il numero dei parlamentari quindi i papabili diminuiscono drammaticamente. Da qui alla fine della della legislatura mancano due anni, abbiamo fatto i calcoli e ogni parlamentare, se si dovesse sciogliere il Parlamento domani, perderebbe 364.000 euro”.

“Perché (ciò ndr) che conta - ha chiosato - sono sempre i soldi, il resto, le ideologie, le linee politiche sono tutte funzionali al grano”