Si sapeva che il 2021 sarebbe stato l'anno del vaccino contro il Covid. Ed era noto che, una volta validato dagli enti preposti a livello internazionale, la grande sfida sarebbe stata la distribuzione. Una partita affascinante, considerato che si tratta della più grande campagna vaccinale della storia dell'umanità e della quale si sapeva che sarebbero potuti emergere limiti. Uno scoglio fisiologico. Secondo Matteo Bassetti, però, si potevano fare scelte diverse da quelle che, a suo avviso, sono destinate a generare il naufragio del primo piano di distribuzione del vaccino in Italia.

Ne ha parlato nell'ambito della sua partecipazione nella trasmissione L'aria che tira, in onda su La7.

Covid, Bassetti spiega come si può pensare di distanziare le due dosi delle vaccinazioni

Come è noto i primi vaccini disponibili immunizzano totalmente chi li riceve con la somministrazione di due dosi. Da qualche giorno si sta provando ad ipotizzare di somministrare la prima dose a più persone possibili, distanziando la seconda. Si avrebbe così una prima immunità distribuita su una fetta più larga della popolazione. Uno scenario che Matteo Bassetti ritiene si possa avere, a patto che il processo venga in qualche modo validato a livello generale. "Ci vuole - ha precisato una presa di posizione da parte di Aifa che dica che siccome non ci sono abbastanza dosi di vaccino per tutti, siccome dobbiamo immunizzare più persone possibili, passiamo alla seconda dose a 60, 120, 180 giorni".

"Dal punto di vista scientifico - ha proseguito - ha un razionale. Già dopo due o tre settimane c'è una sorta di immunità che dovrebbe riuscire a difenderti almeno dalla malattia grave".

Vaccino Coronavirus, Bassetti spiega la soluzione alternativa

Dall'infettivologo del San Martino di Genova, però, arriva una stoccata rispetto al piano di distribuzione italiano.

"Dobbiamo - ha evidenziato - pensare già ad un piano B, il piano A è già fallito". "Il piano A, cioé di 400.000 vaccini - ha precisato - al giorno, ormai siamo quasi a venti giorni dal vaccino, non li riusciamo a fare e credo che non ci riusciremo neanche più avanti".

"Per arrivare a vaccinare il 70% degli italiani entro il prossimo autunno, vuol dire fare 400.000 dosi di vaccino al giorno.

Siamo in grado? Non credo. Bisogna partire tra una settimana, non tra tre mesi".

Il medico ha, inoltre, spiegato quale sarebbe a suo avviso il piano alternativo da mettere in atto: "Mettere in sicurezza le persone più fragili che sono gli anziani, le persone con comorbilità: gli obesi, gli immunodepressi, pazienti Hiv".

La strategia alternativa viene segnalata da Bassetti in previsione di ciò che potrebbe essere una campagna vaccinale a ritmi meno sostenuti rispetto a quelli previsti. "Secondo me - ha proseguito - il collo di bottiglia è che anche in questo caso probabilmente sbagliata la strategia. Abbiamo un paese profondamente complicato e la burocrazia non aiuta. Noi abbiamo voluto mettere ulteriore burocrazia.

Centralizzare gli acquisti delle siringhe, l'assunzione dei medici, degli infermieri. Aiuta? Secondo me no".

"Dovevamo - ha incalzato Bassetti - basarsi su ciò che avevamo. Noi abbiamo le farmacie, le caserme, i laboratori privati, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta. Perché non abbiamo detto facciamolo fare a loro?".

"L'obiettivo - ha proseguito - deve essere vaccinare più persone possibili. Il mezzo per arrivarci più semplice era quello di utilizzare ciò che già avevamo. Noi abbiamo strutture che già ci sono.