Un nuovo lockdown in Italia. È la soluzione che diversi esperti segnalano come quella più giusta per frenare la diffusione delle varianti di Coronavirus che si annunciano più contagiose. Un doppio lockdown è, invece, la proposta che lancia Rodolfo Saracci in un'intervista al Corriere della Sera. A parlare è uno dei più noti epidemiologi a livello internazionale, già direttore del centro di epidemiolologia dell'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro.

Nuovo lockdown totale in Italia? Meglio due, ma programmati, per Saracci

Saracci nutre riserve rispetto alla navigazione a vista determinata dalla scelta di divedere l'Italia in colori in base al livello epidemiologico.

Un sistema che, come è noto, in base alle evoluzioni determina restrizioni intermittenti. La proposta di Saracci è, invece, che venga predisposto "un calendario di chiusure programmate". "Non un lockdown isolato, ma due. Uno tra marzo e aprile di circa 4-5 settimane e il secondo verso ottobre-novembre". Una soluzione che dovrebbe essere accompagnato dalla progressione della campagna vaccinale e che consentirebbe la minimizzazione della circolazione del virus.

Il metodo sarebbe considerabile, stando a quanto detto dallo scienziato, a presicndere da parametri come l'indice Rt e l'eventuale emersione di nuovi ceppi.

Riaperture tra le due eventuali serrate, ma con regole

Tra le due chiusure Saracci vedrebbe "un periodo di restrizioni leggere di 20 settimane e fino ad agosto e settembre, e finché necessario, ulteriormente seguito da semestri che includono la stessa alternanza di chiusure e aperture".

Per i periodi in cui ci sarebbe maggiore libertà l'epidemiologo ha sottolineato come non si tratterebbe di un "liberi tutti", ma di una fase in cui la vita potrebbe essere vicina alla normalità. Con tutte le precauzione del caso ovviamente, mascherine e distanziamento in primis.

Tra i punti a favore di una strategia di questo tipo ci sarebbe la possibilità di sapere con anticipo come strutturare la propria vita.

"La gente - ha evidenziato Saracci - lo sa e si organizza". Si tratterebbe, nelle sue idee, di un metodo da applicare a livello nazionale e "a prescindere da nuovi ceppi". Una programmazione di questo tipo eviterebbe, ad esempio, la possibilità che possano arrivare ordinanze come quella legata allo sci, giunta poche ore prima che gli impianti potessero riaprire.

Saracci immagina uno scenario di questo tipo comunque per un arco temporale annuale, confidando che la campagna vaccinale farà il resto.

C'è attesa, però, per sapere quale sarà l'orientamento del nuovo governo ai fini della determinazione delle restrizioni. Le nuove varianti sembrano essere incognite in grado di incentivare la linea della prudenza.