Con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti, il Senato ha accolto la richiesta di Lega Nord e Fratelli d'Italia di non procedere all'esame degli articoli del disegno di legge Zan. Tale procedura, nota con il termine di "tagliola", ha di fatto indirizzato il provvedimento verso un binario morto, affossandolo. Il voto, tenutosi a scrutinio segreto come consentito dal regolamento parlamentare, era stato autorizzato dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, scatenando dure reazioni da parte di Pd e M5S.
Che cos'è la "tagliola"?
L'articolo 96 del Regolamento del Senato prevede che "prima che abbia inizio l'esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun Gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame". Nel caso del Ddl Zan, la richiesta è stata presentata dai senatori Roberto Calderoli (Lega) e Ignazio La Russa (FdI) e giudicata ammissibile dalla presidente del Senato.
Dubbi sulla legittimità della decisione sono stati espressi dal promotore del provvedimento contro l'omotransfobia, il deputato del Pd Alessandro Zan, in particolare sulla scelta di concedere il voto segreto. Secondo Zan, la "tagliola" avrebbe dovuto essere votata in modo palese poiché si trattava di un voto procedurale e non di merito.
La presidente Casellati, sostiene Zan, ha violato una prassi dell'ex presidente Grasso, il quale non ha mai concesso voti segreti per simili procedure.
I chiarimenti della Casellati in merito all'accoglimento della richiesta di scrutinio segreto non si sono fatti attendere. In aula la presidente ha spiegato che, per quanto la contestazione sia legittima, la sua decisione poggia su solide basi giuridiche.
La votazione segreta, ha aggiunto, è una questione puramente giuridica avallata sia dal regolamento che dai precedenti.
Polemiche sui franchi tiratori
La votazione a scrutinio segreto rende impossibile stabilire chi abbia votato a favore e chi contro la "tagliola" che ha affossato il Ddl Zan. Tuttavia, se sulla carta il centrodestra (favorevole ad affossare il provvedimento) poteva contare su 132 voti, in realtà ne ha raccolti 154: segno evidente che molte defezioni provengano da sinistra.
I primi sospetti del polo progressista si sono subito concentrati su Italia Viva, il partito che più di ogni altro in questi ultimi mesi ha mostrato di non condividere più la posizione sul Ddl espressa alla Camera.
Sospetti immediatamente rispediti al mittente dallo stesso leader Matteo Renzi (assente alla votazione perché in Arabia Saudita), il quale punta il dito contro Pd e M5s parlando di ben 40 franchi tiratori: "Io che ho firmato la legge sulle unioni civili, dico che il disegno di legge Zan è fallito per colpa, responsabilità e scelta del Pd e del M5s" e ancora: "Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori".
Per il segretario del Pd Enrico Letta, qualcuno sta cercando di "fermare il futuro" mentre "il Paese è da un'altra parte".
Gli fa eco il ministro del Lavoro Andrea Orlando, secondo cui quanto accaduto non è uno sfregio per il Partito Democratico ma per l'Italia intera. Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte parla di "passaggio a vuoto su un percorso di civiltà", un "sabotaggio" del quale alcuni dovranno "rendere conto".
Di tutt'altro tenore le reazioni del centrodestra. Per il leader della Lega Matteo Salvini "è stata sconfitta l'arroganza del Pd e dei Cinque Stelle". E il senatore di Forza Italia Andrea Cangini difende la decisione di concedere lo scrutinio segreto poiché legato a "questioni di coscienza".
Un nuovo Ddl Zan è possibile?
Al momento, dunque, il provvedimento contro l'omotransfobia è definitivamente impantanato al Senato e quindi, di fatto, affossato.
Perché il Parlamento possa discutere nuovamente un disegno di legge riguardante i medesimi temi, si dovranno attendere almeno sei mesi come previsto sia dal Regolamento del Senato (all'articolo 76) sia da quello della Camera (all'articolo 72). Pure se a Montecitorio il Ddl Zan aveva ottenuto il via libera, l'iter ripartirebbe comunque dall'inizio qualora fosse presentata una nuova proposta di legge sullo stesso argomento.