Il sistema sanitario italiano spende una cifra pari a 3 miliardi l’anno per i farmaci anticancro. Praticamente il doppio di quanto si spendeva solo 10 anni fa. Adesso sono in arrivo decine di nuove molecole, molte di queste possono salvare la vita di molti pazienti ma altripotrebbero avereun profilo farmacologico e di efficacia sovrapponibile ai “vecchi farmaci” o essere poco efficaci. Ora, la vera sfida dei Paesi occidentali è conciliare l’esigenza dei pazienti, ad avere farmaci efficaci, con la finanza pubblica. Una possibile soluzione è il “Payment by Results” ovvero rimborsare il farmaco solo se risulta efficace.

La ricerca dà i suoi frutti. Non sempre sono buoni come dicono, ma costano sempre di più

Quante volte ci siamo sentiti dire che bisogna investire in ricerca perché è dalla ricerca che arrivano le soluzione ai nostri problemi, non ultimi quelli della salute? L’Italia è ormai leader in Europa per la produzione dei farmaci, soprattutto quelli che richiedono avanzate tecnologie di produzione ma veramente pochi sono i nuovi farmaci made in Italy. E questo dopo che per decenni si è parlato tanto di ricerca ma la si è finanziata poco. In altri Paesi, invece, non è stato così. In un mondo globalizzato, non importa dove avviene una scoperta, le ricadute sicuramente arriveranno ovunque.

Sono circa 7 mila i nuovi farmaci in via di sviluppo, un vero tsunami di medicinali che pone grossi problemi sia in termini di efficacia che di sostenibilità economica.

Infatti, tutti promettono effetti risolutivi ma a volte sono solo dei palliativi. Quello che è sicuro, invece, sono i loro costi, sempre più elevati fino a mettere in difficoltà le risorse finanziarie dei vari Sistemi Sanitari Nazionali. E le autorità iniziano a prendere le contromisure.

L'Aifa, l’Agenzia Italiana per il Farmaco, si è dotata di alcuni strumenti utili a monitorare sia il profilo di efficacia e di sicurezza del farmaco, che l'impatto economico che i nuovi farmaci generano sul budget complessivo.

Gli strumenti adottati sono “il Cost Sharing, il Risk Sharing, e il Payment By Results''. Si tratta di strumenti di condivisione del rischio tra il venditore (azienda farmaceutica che vende il farmaco) e l’acquirente (sistema sanitario / assicurazione /ospedale) che lo acquista.

Il Cost Sharing consiste nel rimborsare parzialmente i primi cicli di terapia solo a pazienti eleggibili (per cui è attesa una efficacia).

Con il Risk Sharing invece, l’azienda ottiene un rimborsoparziale per i primi cicli di terapia in pazienti non responders (per cui non è attesa una risposta efficace). Infine, il Payment By Resultsdove l'azienda ottiene un rimborso totale per i pazienti non responders al trattamento, ma che risulta efficace. In tutti i casi, la valutazione dell’efficacia segue criteri oggettivi ed internazionalmente accettati.

La situazione in Italia

Lo scorso anno, dei 21 farmaci autorizzati dall' Aifa, l'11% ha usufruito del Cost Sharing, il 37% del Risk Sharing e oltre la metà, il 52%, del metodo del Payment By Results. Ed è proprio verso quest’ultimo sistema che sembra guardare con maggiore interesse il nostro Paese.

Proprio questi giorni, in Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervistata in un programma televisivo, ha dichiarato che stiamo vivendo in un periodo di pieno “Rinascimento scientifico” per quanto riguarda i nuovi farmaci. E questo pone grossi problemi di sostenibilità. Questo fenomenodeve esserequindi governato.

E’ del tutto lecito attendersi che l’Aifa adottiun sistemaPayment by Results per tutti i farmaci innovativi. In questo modo, da un lato si tutelano le esigenze dei pazienti e dall'altro si introduce un meccanismo in grado di contenere la spesa pubblica che, in Italia, ammonta a oltre 17 miliardi di Euro. Questo è l’importo versato alle case farmaceutiche per l'acquisto e il rimborso di farmaci.