Per ogni bambino che li adora c’è una madre che cerca di fare in modo che non passino troppo tempo con gli occhi fissi sullo schermo: i videogiochi sono uno dei passatempi più coinvolgenti ed ipnotici che l’uomo abbia mai inventato, e quindi è plausibile che qualcuno creda che possano nuocere alla salute.

È notizia recente che nell’aggiornamento dell’ICD (international classification of disease, undicesima edizione) sia presente anche l’aggiunta del gaming disorder o disturbo di dipendenza da videogame. Gli esperti ritengono, infatti, che l’utilizzo smodato di questa piattaforma possa portare a conseguenze per la salute psichica dell’individuo.

Contrariamente a ciò che si pensa, non sono le ore passate davanti al monitor il parametro più importante (benché influiscano negativamente), ma l’intensità e lo spessore delle relazioni intessute all’esterno rispetto al mondo virtuale del videogame.

Come si identifica?

I primi sintomi della dipendenza da videogame sono:

  • Controllo alterato sul gioco: sulla frequenza, l’intensità e la durata e di conseguenza sulla capacità di interromperlo e sul contesto.
  • Il gioco acquisisce priorità sempre maggiore, fino ad essere il fulcro della giornata e acquisire precedenza su tutte le altre attività della vita quotidiana che vengono sostituite o diventano secondarie
  • Nonostante la comparsa di conseguenze negative, si manifesta comunque un escalation di gaming

L’organizzazione mondiale per la sanità l’ha riconosciuta come un vero e proprio disturbo mentale per le sue conseguenze sulla persona: tensione, rabbia ingiustificata, insonnia, e utilizzo di bugie sono tutti segnali dell’insorgenza di un disturbo legato ai videogame.

I bambini di fascia compresa tra gli 8 e i 12 anni sono i soggetti più a rischio poiché si tratta di una fase di cambiamento nella quale il bambino diventa partecipe di un mondo sociale complesso.

Il rischio sta infatti nella tentazione di rifiutare una socialità difficile da gestire per rifugiarsi in nella propria nicchia dove tutto un sistema ubbidisce ai nostri ordini impartiti tramite controller: per un ragazzo che si sente fortemente inadeguato a scuola e non è in grado di gestire questo peso emotivo, il videogame diventa luogo di conforto e una volta arrivato a casa.

È proprio il fattore emotivo che gioca il ruolo maggiore all’interno di una dipendenza: videogiocare modifica lo stato emotivo e, sebbene sia un divertimento, ciò può creare dipendenza patologica e influenzare il comportamento in un circolo vizioso nel quale più si attua un ritiro sociale nel modo dei videogame, più si ha difficoltà ad integrarsi nella realtà e quindi il bisogno di fuga dalla realtà stessa aumenta

I genitori

Quasi tutti i casi sono connotati dalla mancanza di controllo iniziale e arrivano dal terapeuta nel momento in cui giocano fino a 12 ore al giorno, e spesso ciò è causato dalla mancata consapevolezza di un genitore che mette nelle mani di un bambino un oggetto (console cellulare o tablet) altamente addictive, senza che lui sia in grado di gestirlo.

Tutti i videogame possono generare dipendenza, ma alcuni sono “peggiori” di altri: sebbene sia provata la correlazione fra i videogame “spara-tutto” l’aumento dell’aggressività e la diminuzione della capacità empatica, questo spesso si svolgono online ed il contatto sociale (benché minimo) che si manifesta in queste relazioni è un fattore protettivo rispetto alla dipendenza.

Proprio per lo stesso motivo, piuttosto che proibire tassativamente l’utilizzo di Videogiochi (regola che facilmente impara ad eludere), una strategia per rendere i videogiochi meno tossici per la salute del bambino è giocare qualche volta insieme a loro, spezzando la tensione e l’immersione emotiva con una battuta o un commento.