La settimana scorsa, in alcune sale cinematografiche italiane, è stato proiettato il film sulla vita di Fabrizio De André, intitolato "Il Principe libero". La pellicola è diretta da Luca Facchini, e ha come protagonista Luca Marinelli. L'appellativo dato al cantautore viene ripreso da una citazione di Samuel Bellamy, pirata britannico vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, riportata nella copertina del disco "Le nuvole" del 1990: "Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare".

Il lungometraggio è stato co-prodotto da Rai Fiction e Bibi Film, e distribuito da Nexo Digital.

De André e la psicologia

La vita del cantautore è stata costellata da episodi forti, da dipendenze, delusioni amorose, separazioni e rapimenti. Emozioni che si sono inevitabilmente riproposte all'interno delle sue canzoni.

Lo psicologo e psicoterapeuta Gabriele Catania ha deciso di utilizzare i brani del cantautore genovese per portare avanti un progetto teatrale che si prefigge di raccontare il disagio psicologico attraverso i versi dell'artista. Catania ha avviato quest'iniziativa dopo aver notato che, nei testi di De André, è possibile ritrovare il dolore espresso da alcuni suoi pazienti.

Per esempio, ascoltando "La ballata dell’amore cieco (o della vanità)", gli è venuto in mente il caso di una giovane ragazza anoressica.

Il dolore che accomuna l'innamorato della canzone e la ragazza, è quello che deriva dal non voler deludere in alcun modo le aspettative o le richieste di chi si ama. Il giovane cerca di andare incontro a tutte le esigenze della sua amata per essere ricambiato, così come la paziente del dottor Catania sentiva di non poter deludere le aspettative dei suoi genitori, temendo che avrebbe perso il loro affetto.

Veniva a mancare, nel cuore dell'adolescente, la certezza di essere amata a prescindere, e quindi si sentiva obbligata a ricalcare lo stereotipo della figlia perfetta, cercando la perfezione in ogni aspetto della sua vita. Facendo ciò, la ragazza non si è accorta che, in realtà, stava sviluppando un senso di onnipotenza che l'avrebbe presto condotta alla malattia.

Un altro esempio è dato dalla canzone "La ballata degli impiccati": i sentimenti e le emozioni dei condannati a morte vengono associati a quelli delle persone che soffrono di attacchi di panico.

"Le mie parole sono un mezzo per esprimere i sentimenti"

De André considerava le sue parole un mezzo affinché le persone potessero esprimere i propri sentimenti. Questo pensiero viene ripreso anche nel film di Luca Facchini, nel quale possiamo vedere una persona comune che mette la sua poesia al servizio degli altri. È normale, dunque, rispecchiarsi nei brani del cantautore genovese, e trovarvi sollievo: un sollievo che non deriva necessariamente dalla risoluzione dei sentimenti dolorosi o della situazione difficile, quanto piuttosto dalla sensazione del riconoscersi in quelle stesse parole.

È un modo per capire che non si è soli. Le tragedie e le difficoltà sono democratiche, riguardano tutti e non guardano in faccia a nessuno. Sia che si tratti di uno dei più grandi cantautori italiani, sia che si tratti di una persona comune che ascolta le canzoni: "Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi", disse nel 1991 De André durante un'intervista a "Senzapatria". Essere vinti o sentirsi tali, non vuol dire essere soli: al contrario.

Ridare vita alla musica dei cantautori, rispiegare la poesia e far sì che persone di anni, culture, ceti sociali differenti possano aiutarsi a superare un momento difficile della loro vita: è probabile che sia questo l'obiettivo che troviamo dietro al lavoro dello psicologo Catania. Grazie alle parole di De André che sostituiscono perfettamente quelle che spesso mancano a noi.