Il più noto digiuno intermittente è quello del mese di Ramadan, praticato da milioni di musulmani, che si astengono per tradizione religiosa dall’assumere calorie e acqua, dal sorgere del sole al tramonto, per 12 ore al giorno. Ma non è il solo. Ultimamente si sente parlare di altri tipi di digiuno, che non richiedono restrizioni di acqua e non hanno connessioni con la religione.

Ne hanno parlato i ricercatori della Universidade Federal de Uberlândia (Brasile), in un lavoro pubblicato sulla rivista Clinical Nutrition nell’aprile 2018. In ben 11 studi clinici condotti sul digiuno intermittente è stata riscontrata una riduzione della massa grassa e del peso corporeo tra 1.1 e 6.5 kg già dopo 1 mese di dieta.

Un miglioramento del profilo lipidico è stato osservato in soggetti sani, obesi e dislipidemici, in termini di diminuzione del colesterolo totale, LDL, trigliceridi e aumento dei livelli di HDL. Può risultare, dunque, un regime terapeutico valido per prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete e l’obesità.

Tipi di digiuno

I primi studi epidemiologici sul semi-digiuno furono condotti da Ancel Benjamin Keys, biologo statunitense che arrivò a dimostrare i benefici di questo tipo di dieta contro l’insorgenza di malattie cardiovascolari.

Sono attualmente numerosi i metodi nutrizionali basati sul digiuno intermittente: i più noti sono composti da 5 giorni di alimentazione non controllata e 2 di semi-digiuno a base di liquidi, verdure e frutta; oppure da un digiuno giornaliero di 16 o di 20 ore.

In questi casi l'organismo incrementa l'utilizzo dei grassi a scopo energetico, vengono modulate le curve ormonali, si mantengono bassi i livelli di insulina e si abbatte l’infiammazione cronica di grado lieve presente nel soggetto obeso.

Meccanismo di azione

Durante il digiuno intermittente è stata osservata l’attivazione di alcune proteine (PGC1alfa e recettori PPARalfa), regolatori chiave del metabolismo lipidico ed energetico e della perdita di massa grassa.

L’aumentata espressione di queste proteine provoca una maggiore ossidazione degli acidi grassi nel fegato, un minore accumulo di trigliceridi negli epatociti (cellule del fegato) e nel sangue, un decremento della lipoproteina a densità molto bassa (Colesterolo VLDL) e il potenziamento del colesterolo HDL (buono).

In soggetti obesi, è stata rilevato anche un calo di citochine infiammatorie (IL-2, IL-8 e TNFalfa) nel sangue, suggerendo che il digiuno intermittente possiede un effetto antinfiammatorio e disintossicante.