Attualmente 380 milioni di persone nel mondo soffrono di diabete di tipo 2, a causa di familiarità, scarso esercizio fisico e sovrappeso; il numero è tuttavia destinato a salire, secondo l’International Diabetes Federation, a causa della crescente obesità.

La perdita di peso attraverso una dieta specifica, da seguire per almeno 3 mesi, può ripristinare una buona tolleranza al glucosio e l’abbandono dei farmaci. Ma quale metodo nutrizionale seguire?

I ricercatori del Department of Public Health and Clinical Medicine della Umeå University (Svezia) hanno dimostrato che la dieta paleolitica, associata a 30 min al giorno di esercizio fisico moderato aerobico (camminata a passo svelto), è in grado di indurre, in tre mesi, una perdita di peso di 7 kg a carico della massa grassa sottocutanea, del grasso epatico e viscerale e di migliorare l’insulino sensibilità.

E’ stato sufficiente introdurre frutta, verdura, carne, pesce, uova e semi oleosi ed escludere derivati del latte, cereali, legumi, zucchero e sale, secondo il metodo paleolitico, per dimagrire in 3 mesi e migliorare la funzionalità del pancreas. L’aggiunta di 3 sessioni di allenamento di resistenza a settimana non ha ottenuto un significativo miglioramento dei risultati.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista ‘Diabetologia’, alla fine di aprile 2018.

Markers correlati con l’insulino resistenza

In individui obesi, insulino resistenti e diabetici, molti studi clinici hanno individuato alcune caratteristiche comuni, che portano ad una minore tolleranza al glucosio: un contenuto elevato di lipidi intramiocellulari nel muscolo soleo (collocato nel polpaccio) rispetto a quello dei soggetti magri e sani, un eccessivo accumulo di grasso nel fegato, la secrezione di una proteina prodotta da fegato e tessuto adiposo (fetuina A) che è stata correlata alla severità della steatosi epatica (fegato grasso).

In effetti, il grasso viscerale sugli organi interni pregiudica il funzionamento del fegato e del pancreas: il fegato grasso produce più glucosio e il pancreas non sintetizza abbastanza insulina. Le cellule muscolari, se circondate da grasso, consumano meno glucosio.

Questi meccanismi contribuiscono allo sviluppo del diabete, mentre se si elimina il grasso dalle cellule (dimagrimento), cresce la sensibilità all’insulina, il glucosio viene utilizzato meglio e il pancreas recupera la sua normale attività.

Studio clinico

Presso l’Ospedale dell’Università di Umea sono stati reclutati soggetti in sovrappeso e obesi, con diabete di tipo 2 (l’emoglobina glicata era tra 6.5 e 10.8%), età compresa tra 30 e 70 anni e BMI tra 25 e 40 kg/m2.

I pazienti, suddivisi in due gruppi, erano istruiti a seguire per 12 settimane una dieta paleolitica e un’attività fisica moderata aerobica di almeno 30 min al giorno per 5 giorni alla settimana, secondo le linee guida per il diabete; uno dei due gruppi, in aggiunta, aveva indicazioni di svolgere esercizi di resistenza per 3 volte alla settimana.

Dopo 3 mesi, in tutti i soggetti veniva rilevato un dimagrimento significativo: nel gruppo (dieta+esercizio fisico moderato), il grasso epatico si era ridotto del 74%, i lipidi miointracellulari del muscolo soleo (correlati con la patogenesi dell’insulino resistenza) del 40% e la fetuina A, prodotta in risposta a diete ricche di zuccheri e grassi saturi, dell’11%.

In entrambi i gruppi migliorava l’insulino sensibilità periferica e del tessuto adiposo, mentre non venivano riscontrati vantaggi nelle persone che eseguivano anche esercizi di resistenza.