Un uomo di 50 anni, circa una decina di giorni fa, è stato ricoverato in condizioni critiche presso l'ospedale Torrette ad Ancona. Stando a quanto si apprende, il 50enne avrebbe contratto la leptospirosi. Questa malattia infettiva, che non è stata curata per tempo, è andata aggravandosi, comportando delle complicazioni. In poco più di una settimana è progredita ad uno stadio più avanzato noto come sindrome di Weil, da cui, stando alle statistiche, riesce a salvarsi solo una persona su due.
La pericolosità della sindrome di Weil
Il professor Marcello Tavio, che è direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, ha spiegato che il morbo di Weil causa una insufficienza di più organi che coinvolge polmoni, reni e fegato.
La mortalità è elevata. Il professore poi, in riferimento all'uomo 50enne, ha spiegato che è arrivato in ospedale con la malattia ad uno stadio molto avanzato, pertanto è stato necessario ricoverarlo in terapia intensiva, intubarlo e sottoporlo a dialisi. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio e alla fine l'uomo può considerarsi salvo.
Leptospirosi, cos'è e come si trasmette
La leptospirosi, nota anche come "febbre dei porcai", è una malattia professionale che colpisce in prevalenza chi lavora con animali che possono esserne potenzialmente infetti, ad esempio cani o maiali, ma può essere veicolata anche dall'urina dei topi. Possono considerarsi a rischio veterinari, allevatori, addetti all'ispezione delle carni e alla macellazione.
Non possono ritenersi esenti dal rischio cacciatori, pescatori, bagnanti, escursionisti, e anche chi è a contatto con allevamenti, terreni agricoli, discariche e cantieri. Si tratta di una zoonosi cosmopolita che interessa molte specie di mammiferi domestici e selvatici, in quanto possono essere sia ospiti accidentali del batterio che è causa dell'infezione, sia propagare nell'ambiente le leptosporine tramite liquidi biologici contaminati, ad esempio l'urina.
Tra le specie zootecniche più interessate vi sono il suino e il bovino. Tra gli animali da compagnia, invece, a esserne il più colpito è il cane, che può sviluppare sindrome uremica e ittero emorragica. Per il cane sono presenti in commercio diversi vaccini che producono immunità verso le sierovarianti più importanti, tuttavia non sono in grado di offrire una protezione completa. Il contagio si verifica o attraverso le mucose o per ferite della pelle, oppure in maniera indiretta mediante contatto con carcasse infette o con acque stagnanti.