Per chi soffre di vitiligine dall'Egitto arriva una importante novità. I ricercatori hanno osservato che una combinazione di microneedling e tacrolimus dà una risposta positiva nel 76,6% dei pazienti, con una ripigmentazione nel 66,6% dei casi trattati. Un altro studio italiano, pubblicato da G. Palazzo di Pisticci, ha evidenziato come una terapia con anticorpi monoclonali (adalimumab) può favorire l’insorgenza della vitiligine. La stessa però può regredire se si cambia anticorpo (secukinumab). Infine, all'Università di Shanghai, uno studio condotto su 425 pazienti ha stabilito che elevati livelli ematici della chemochina CXCL10 sono associati ad un'evoluzione sfavorevole della malattia.

Microaghi e tacrolimus

La vitiligine è una malattia cronica della pelle caratterizzata da un'ipopigmentazione. Le zone della cute interessate hanno una quantità di melanina limitata o totalmente assente, e la pelle appare bianca e traslucida. Non è assolutamente contagiosa. Interessa lo 0,5-2% della popolazione e la sua progressione è considerata imprevedibile. Ha una genesi multifattoriale che include fattori genetici, autoimmuni e neuronali. La ricerca continua a fare progressi sia nell'identificazione di marker specifici che nelle possibili soluzioni terapeutiche. Qui riportiamo i risultati di alcune ricerche pubblicate nelle ultime settimane.

La prima è firmata dai ricercatori egiziani H.M.

Ebrahim e W. Albalate ed è stata pubblicata sulla rivista J. Cosmet. Dermatol. Lo studio ha coinvolto 90 pazienti con vitiligine, suddivisi in tre gruppi randomizzati. Il primo è stato trattato con microneedling (microaghi), ad intervalli di 2 settimane per dodici sessioni. Il secondo con un unguento allo 0,1% di tacrolimus (farmaco immunosoppressore utilizzato nei trapianti d'organo per ridurre le reazioni di rigetto) due volte al giorno per 6 mesi.

Il terzo ha ricevuto la combinazione dei due trattamenti. Biopsie cutanee sono state praticate all'inizio e al termine del trattamento.

Gli effetti più significativi sono stati registrati nel gruppo trattato con microaghi e tacrolimus. Un miglioramento complessivo è stato registrato nel 76,6% dei casi, con una ripigmentazione eccellente nel 66,6% dei pazienti.

I ricercatori hanno commentato questo risultato spiegandolo come un'azione esercitata dal microneedling sulla barriera cutanea che favorisce la biodisponibilità del farmaco.

Effetti opposti con due anticorpi

G. Palazzo, dell’ambulatorio di Dermatologia dell’Ospedale Distrettuale di Tinchi, a Pisticci (MT), ha pubblicato un lavoro su Oxf. Med. Case Reports, in merito agli effetti osservati su un uomo di 63 anni in terapia con adalimumab, un anticorpo monoclonale anti-TNF-alfa (Fattore di Necrosi Tumorale), per una psoriasi a placche. Questa terapia aveva portato una serie di effetti collaterali come vasculite, vitiligine, alopecia areata, sarcoidosi e altre malattie granulomatose, tali da far interrompere il trattamento.

Passando ad un altro anticorpo, secukinumab, un inibitore dell'interleuchina-17A (IL-17A), sia la vitiligine che gli altri sintomi psoriasici si sono gradualmente risolti. Dopo un anno di terapia, erano rimaste solo piccole placche di psoriasi, insieme a una risoluzione quasi completa delle aree depigmentate.

Questo è probabilmente il primo caso descritto su un paziente che sviluppa una vitiligine indotta da un anticorpo che poi viene risolta con un secondo anticorpo. La scoperta potrebbe aprire nuovi filoni di ricerca per il trattamento della vitiligine.

Identificato un marcatore della vitiligine

Li Zhang e altri ricercatori del Department of Dermatology, Fudan University, di Shanghai (Cina) hanno pubblicato una ricerca condotta su 425 pazienti per 12 mesi.

L’obiettivo dello studio era monitorare l’andamento della vitiligine in relazione alla presenza di marker specifici.

All'inizio dello studio, dei 425 pazienti, 224 non avevano marker clinici mentre gli altri 201 ne avevano almeno uno. Il marker preso in esame è stata la chemochina CXCL10. Eseguendo un follow-up ogni tre mesi, si è osservato che i pazienti che all'inizio avevano CXCL10 con il tempo erano associati ad una peggiore evoluzione della malattia.

Anticorpi antimelanociti

Un altro studio egiziano, pubblicato sull'Indian Journal of Dermatology, primo autore M.A. El-Gayyar, ha investigato il ruolo degli anticorpi anti-melanociti (AMA), degli anticorpi antinucleari (ANA) e delle proteine del complemento (C3 e C4) nella patogenesi della vitiligine.

Lo studio è stato condotto su 49 pazienti con vitiligine e 36 individui sani, come gruppo di controllo. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad anamnesi, esame generale ed esame di pelle, capelli, unghie e mucosa orale. La gravità della vitiligine è stata valutata in base all'indice di punteggio dell'area vitiligine (VASI, vitiligo area-scoring index).

Sono stati misurati i livelli serici di AMA, C3 e C4 e ANA nei pazienti e nel gruppo di controllo. I risultati, al momento da considerare solo come parziali e da confermare in successivi studi, indicano che i livelli serici di ANA, AMA e C4 sono più elevati nei pazienti con vitiligine rispetto ai soggetti sani. Inoltre, questi marker correlano positivamente con il punteggio VASI.