Per la serie BlastingTalks intervistiamo il presidente dell’Associazione Progetto Elisa, il dott. Roberto Magni, oculista specializzato in oftalmologia pediatrica. L’associazione si occupa della prevenzione dell’ambliopia attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’avvio di campagne di controllo gratuite destinate alla diagnosi precoce.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Partiamo dall’idea alla base della vostra associazione: com’è nato il progetto e di cosa vi occupate?

L’ambliopia, nota anche come “occhio pigro” riguarda un bambino su 30 e colpisce i piccoli che non vengono controllati e corretti entro i quattro o cinque anni di età. Come spieghiamo sul nostro sito www.progettoelisa.it, se un bambino ha un difetto di vista e viene corretto a un anno di vita la vista si sviluppa correttamente. Quindi si fa una prevenzione primaria dell’ambliopia (occhio pigro). Nel 2006 sono entrate in commercio delle apparecchiature che in pochi secondi, a distanza di un metro, indicano con precisione se un neonato ha un difetto di vista.

Coi nostri screening esaminiamo migliaia di bambini per trovare i difetti di vista che richiedono gli occhiali, così li indirizziamo dall’oculista che segue la famiglia per approfondire il problema con le gocce (midriatico-cicloplegico) e per prescrivere gli occhiali quando necessario. È facile da fare, preciso, gratuito, ed è il vero bene dei bambini.

Perché è così importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’ambliopia?

I genitori e i familiari dei bambini piccoli non sanno che devono fare un controllo della vista molto precocemente per scongiurare il problema dell’occhio pigro e quando se ne accorgono a volte è troppo tardi. Purtroppo per i genitori è praticamente impossibile accorgersi della sua insorgenza, soprattutto se non è presente uno strabismo o qualche altra patologia evidente degli occhietti, che possa insospettire.

Questo capita proprio perché nella maggior parte dei casi l’ambliopia è monolaterale, con l’altro occhio il bambino vede bene e quindi non avviserà mai il genitore che qualcosa non va, perché per lui quella è la visione ottimale da sempre. Come supporto all’attività informativa abbiamo anche alcuni libri di favole scritti proprio da Elisa Raimondi, la ragazzina da cui prende nome il progetto: attraverso il primo libricino “Anche le principesse portano gli occhiali” e quelli che sono seguiti e che stanno per vedere la luce, Elisa cerca di aiutare i genitori a far indossare ai bambini lenti e benda occlusiva con piccoli beniamini di fantasia.

In che modo è possibile aderire ai vostri screening gratuiti?

Dal 2008 organizziamo screening in collaborazione con realtà locali (Lions, Rotary, Comuni, Ospedali o fondazioni, ecc.) che condividono la nostra vision e ci supportano soprattutto per la gestione dei bambini e dei familiari alle postazione d’esame, per la compilazione dei moduli di consenso, ecc. Come associazione ci occupiamo sia di gestire le prenotazioni che dell’esecuzione degli screening attraverso personale qualificato. L’invito che possiamo rivolgere ai genitori che non riescano ad aderire ai nostri screening è quello di rivolgersi con fiducia a un oculista specializzato in oftalmologia pediatrica, che potrà svolgere una visita più completa rispetto a quello che possiamo fare noi con la nostra iniziativa di prevenzione primaria.

Come si svolge normalmente una delle vostre visite?

Il bimbo, con età compresa tra i 10 e i 22 mesi viene accompagnato dalla mamma o dal papà e preferibilmente viene lasciato sul passeggino o tenuto in braccio dal genitore. Si esegue poi una telerefrattometria: in pratica un apparecchio grande come una comune macchina fotografica viene posto a distanza di un metro dal bambino, la cui attenzione è attirata da una melodia emessa dall’apparecchio. In pochi secondi si registrano una o più risposte. Poi un ortottista o un oculista consegna e spiega gli esiti ai genitori, assegnando un codice colorato (rosso, giallo, verde) che è di semplice comprensione e consente di evidenziare l’eventuale necessità di immediati controlli e approfondimenti.

Sul nostro canale Youtube AmbliopiaProgettoElisa si possono vedere dei video che illustrano come si svolgono i nostri screening.

Qual è stato l’impatto del coronavirus sull’attività della vostra associazione?

Con l'avvento del coronavirus abbiamo dovuto interrompere la parte operativa sul territorio, ma è stato un brulicare di progetti e di migliorie organizzative. Ad esempio siamo passati da una gestione telefonica delle prenotazioni all’impiego di un programma dedicato, e abbiamo sviluppato idee per rendere più precisi gli esami. Da alcuni mesi stiamo anche cercando di rafforzare la nostra presenza sui Social (@occhideibimbi; ProgettoElisaAmbliopia su FB) per essere più vicini ai neogenitori che costituiscono il nostro target, così da poterli informare in merito alla necessità di tenere sotto controllo la vista dei loro bimbi.

All’inizio di giugno avete ripreso i vostri screening: con quali riscontri?

Dopo lo stop imposto dalla pandemia, abbiamo deciso di riprendere le nostre attività in comuni medio piccoli per poter rispettare al meglio il distanziamento e la sterilità degli ambienti. Abbiamo ricominciato a Cadorago e Guanzate in provincia di Como, in collaborazione con il Rotary Club Lomazzo e dei Laghi e con il supporto delle Amministrazioni comunali. Purtroppo un quarto dei bambini esaminati ha evidenziato problemi di visione, e a ben il 15% è stato attribuito un codice rosso! Questo ci spinge a impegnarci sempre di più e ci auguriamo di poter riprendere in autunno con realtà più grandi, come ad esempio il Comune di Milano con cui si stava valutando la fattibilità primo dello scoppio della pandemia.

Infine, può raccontare ai nostri lettori quali sono i vostri progetti per il futuro?

Abbiamo 3 obiettivi chiari e realizzabili: il primo è quello di riuscire a coprire coi nostri screening un numero sempre maggiore di città; il secondo è quello di insegnare a pediatri e ortottisti come realizzare in autonomia il nostro screening (a tal fine stiamo valutando di organizzare corsi teorici e pratici con uno dei nostri soci, Ferdinando Fabiano - che è il principale formatore in ambito oftalmologico). Il terzo obiettivo è che il sistema sanitario possa attivare dei servizi in grado di supportare i pediatri nell’individuazione precoce dei difetti di vista.

Quando avremo fatto tutto questo, potremo dedicarci a un altro sogno: fare prevenzione nei confronti del retinoblastoma, una patologia gravissima che interessa 1 bambino ogni 15 mila e che si può curare con ottimi risultati.

Ad oggi l’unico strumento utilizzato per intercettare questo tumore è il riflesso rosso dei bambini: a nostro modo di vedere sarebbe auspicabile, invece, effettuare un controllo del fundus oculi e/o un’ecografia oculare ai 3 mesi di età, che è il momento giusto per individuare tale patologia e per iniziare con la cura.