Non solo la forza dello scatto, la scaltrezza e la lucidità per gestire il finale. L’Amstel Gold Race di Enrico Gasparotto è stato un successo carico di emozione e di significati. La piccola squadra Wanty Groupe Gobert, segnata dalla morte di Antoine Demoitiè durante la Gand Wevelgem, ha dato prova di coraggio e determinazione, trovando la spinta per andare oltre il valore tecnico. E Gasparotto nel finale ha concretizzato, levando le braccia al cielo per il compagno scomparso.

Gasparotto: “Un angelo sulla schiena”

Già alla Freccia del Brabante si era visto un grande Gasparotto, sempre attentissimo nelle prime posizioni, pronto e forte quando la corsa si era infiammata.

All’Amstel Gold Race l’asticella si è ancora alzata, ma il corridore della Wanty ha corso ancora con straordinaria determinazione e attenzione, così come tutta la squadra. “Avevo delle gambe incredibili e tutto è andato come programmato, la squadra ha fatto un ottimo lavoro” ha raccontato Gasparotto. Con due uomini lanciati in fuga e gli altri a coprire il capitano fin quasi alla fine, la Wanty ha tirato fuori il 101% delle sue possibilità. Nel finale poi Gasparotto ha letto perfettamente la situazione, trovando la forza e il tempismo per risolvere la corsa prima con l’attacco sul Cauberg e poi con la volata per battere Valgren. “Sapevo di dover attaccare, la Orica stava lavorando per Matthews e io non potevo arrivare in volata con lui” continua Gasparotto, che poi si scioglie nell’emozione: “Questa vittoria è per Antoine Demoitiè e per la sua famiglia.

Oggi ho avuto un angelo sulla mia schiena, quando ho pensato ad Antoine sono andato più forte”.

La Wanty, una piccola grande squadra

Le ultime tre settimane, dopo la morte di Demoitiè, sono state molto difficili in casa Wanty. Gasparotto si è isolato a Tenerife per allenarsi in solitudine, per prepararsi e riflettere: “Ero solo e a volte è meglio stare da soli” ricorda il corridore di Sacile “Quando pedali per sette ore da solo hai tempo per pensare a tutto.

Quando ho pensato ad Antoine sono andato 30 watt più forte”. L’energia e la voglia di reagire di Gasparotto ha trovato terreno fertile nel resto della squadra, che durante l'Amstel si è superata per tenere testa ai grandi team del World Tour e proteggere il suo capitano. “Sentivo una grande responsabilità in questi giorni” ricorda Gasparotto “La moglie di Antoine è venuta a trovarci e ci ha chiesto di correre per lui. Non è stato facile, ho 34 anni, una moglie. Ogni giorno ci pensiamo, è ancora molto fresca la sua morte.”