Non accennano a placarsi le polemiche e le notizie dopo la scoperta della positività di Chris Froome al salbutamolo durante l'ultima Vuelta. Dopo la caduta in allenamento e le parole del dottor Michele Ferrari, le ultime novità riguardano la difesa del corridore britannico per arrivare ad una totale assoluzione. Secondo 'L'Equipe', infatti, gli esperti legali e scientifici vicini a Froome starebbero pensando ad un nuovo problema che potrebbe aver causato l'eccesso di salbutamolo nelle urine del quattro volte vincitore del Tour de France.

Froome positivo al salbutamolo: ipotesi malfunzionamento renale

Scartata l'ipotesi della disidratazione come causa di livelli eccessivi di salbutamolo e quella dell'opzione farmacocinetica (decaduta perché sarebbe impossibile riprodurre le stesse condizioni in un laboratorio), i legali di Chris Froome starebbero provando a mettere su una difesa basata su un malfunzionamento dei reni. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese 'L'Equipe', il pool di legali e scienziati che assiste il corridore britannico ha come obiettivo quello di dimostrare che, anziché espellere i metaboliti di salbutamolo dopo essere stati processati dal suo fegato, i reni di Froome hanno funzionato male e li hanno accumulati.

Quando i suoi reni hanno ripreso a funzionare correttamente, avrebbero espulso il salbutamolo ai livelli elevati che hanno portato, poi, alla positività del ciclista lo scorso 7 settembre.

Sarebbe questa, dunque, la difesa che, secondo il quotidiano sportivo francese, starebbe preparando lo staff di Froome e che potrebbe portare all'assoluzione del vincitore dell'ultima Vuelta Espana.

'L'Equipe' precisa, inoltre, che il team Sky deve ancora far pervenire il dossier contenente la difesa agli esperti scientifici dei Servizi Antidoping legati all'UCI. Se tale organo competente dovesse accettare la difesa fornita, non ci sarebbe alcuna squalifica per Froome. Sulla vicenda è voluto intervenire anche Romain Bardet, corridore francese della 'AG2R La Mondiale', il quale ha ravvisato la necessità "di squalificare Froome per evitare di far morire il Ciclismo".

Chi spera in una risoluzione della spinosa vicenda in tempi brevi è, senza dubbio, Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia, che punta molto sulla presenza di Froome nella corsa rosa. Sempre a 'L'Equipe', Vegni ha dichiarato: "Froome è stato controllato nel settembre 2017 e il Giro inizia a maggio 2018. Ci sono parecchi mesi di tempo per arrivare ad una soluzione. Speriamo che il tempo che resta sia sufficiente. Noi, comunque, non accetteremo compromessi".