In Spagna è scoppiata una vera e propria bomba mediatica che porta alla luce una verità nascosta da troppo tempo nel Ciclismo iberico. Il noto quotidiano spagnolo El Pais ha pubblicato un articolo, a firma di Carlos Arribas, dove sono riportati stralci della testimonianza rilasciata dal famoso medico García Del Moral al Tas. Tale testimonianza, fino ad ora secretata, era stata rilasciata nel 2016 da Del Moral alla commissione del Tribunale di Arbitrato Sportivo.

Si fa luce sulla verità del doping nel ciclismo spagnolo?

Potrebbe essere il primo passo verso verità scomode ma che devono essere portate alla luce.

In Spagna, come viene definito dagli stessi media iberici, vige un contesto di silenzio quasi omertoso intorno al Doping, inoltre l'assenza per molto tempo di leggi specifiche sul doping e la lentezza della giustizia sportiva e ordinaria hanno dato adito a molte pratiche illegali. Luis García Del Moral, medico sportivo ora squalificato a vita dall’agenzia antidoping americana Usada per la vicenda Armstrong, nel 2016 si lasciò andare a dichiarazioni molto forti davanti al Tas.

Il medico portò delle prove molto forti del coinvolgimento della federazione ciclistica spagnola mirate a finanziare il doping a favore della squadra nazionale di ciclismo su pista. Questi finanziamenti sarebbero stati a carico del Consejo Superior de Deportes (CSD).

Del Moral fu medico della Nazionale spagnola dal 1993 al 1998, e avrebbe consegnato personalmente al Tas giustificativi di spesa per acquisto di farmaci illeciti, pagamento di trattamenti e consulenze mediche specifiche in vista delle Olimpiadi di Atlanta 1996.

Quelli che vengono riportati da El Pais sono numeri che fanno impallidire: all'epoca per la preparazione dei ciclisti iberici furono spesi 14 milioni di pesetas (circa 80 mila euro), per acquistare tra gli altri eritropoietina, comunemente chiamata EPO, e ormoni della crescita.

Una parte dei farmaci ed Epo acquistati (con regolare ricetta) furono comprati per una totale di 4 milioni di pesetas (25 mila euro) da un'altra conoscenza dell'antidoping internazionale, il noto medico italiano Michele Ferrari, anche lui squalificato a vita per il caso Armstrong.

La risposta della Federazione e degli atleti accusati

La Federazione dal canto suo nega tutto ed è prontamente intervenuta sull'argomento con una dichiarazione del Presidente Cerron al quotidiano Marca dove afferma che: "In Federazione non abbiamo documenti o prove di questo caso. Senza materiale non possiamo aprire nessun tipo di inchiesta".

Gli atleti presenti ad Atlanta nel 1996 nella rappresentativa su pista erano Juan Martinez Oliver, Joan Llaneres, Adolfo Alperi, Santos Gonzalez, José Manuel Moreno, Jose Escuredo, Izaskun Bengoa. Proprio uno di questi, Alperi, è intervenuto anche lui su Marca: "Non eravamo dopati. Non abbiamo avuto rapporti di conoscenza e relazioni con quel dottore. Bisogna capire perché ci accusa dopo 22 anni"

Doveroso segnalare che tutti i reati venuti alla luce in questi giorni sono ormai da tempo prescritti, ciò nonostante è bene far emergere la verità, anche se scomoda, per il bene stesso del ciclismo, dei suoi moltissimi atleti seri e onesti e degli appassionati che li seguono.