Dalla giungla al deserto in un salto temporale di 45 anni. Se il leggendario match tra Muhammad Ali e George Foreman del 1974 aveva sancito per la prima volta lo sbarco di un mondiale dei pesi massimi nel continente africano, il tentativo di Anthony Joshua di riprendersi le corone perse clamorosamente lo scorso 1 giugno al Madison Square Garden al cospetto di Andy Ruiz passa dal Medio Oriente. Ufficiale, dunque, che il rematch valido per ben quattro titoli iridati della categoria regina della boxe, Super WBA, IBO, IBF e WBO, si disputerà il prossimo 7 dicembre a Diriyah, alla periferia di Ryad in Arabia Saudita, Paese che pertanto apre per la prima volta le sue porte ad un evento pugilistico di questa portata.

Trattativa controversa

Di rematch si era parlato immediatamente, Joshua non si era ancora ripreso dal violento k.o subito a New York che già in quella stessa serata Eddie Hearn aveva annunciato la sua intenzione di far valere la clausola dell'immediato bis, quella sottoscritta qualora il suo pugile avesse perso i titoli. Un'opzione che, davvero, il potente promoter britannico non aveva preso minimamente in considerazione prima della sfida mondiale convinto di poter passare indenne dal Madison. Convinzione che era di tutti gli addetti ai lavori che, però, non avevano fatto i conti con la grinta ed i pugni di Ruiz capace di mettere a segno una delle pià incredibili sorprese dei pesi massimi di tutti i tempi.

La trattativa è dunque andata avanti e la Matchroom Boxing ha ovviamente cercato di far disputare il combattimento nel Regno Unito, Cardiff la sede inizialmente indicata. Ruiz, però, si è opposto a questa scelta, indicando quella del suo staff ovvero lo stesso Madison o qualunque altra sede negli USA. Alla luce della difficoltà di trovare un accordo, si è deciso per il 'campo neutro'.

La possibilità di combattere in terra Saudita era già stata ventilata nei giorni scorsi, Joshua l'aveva confermata in una lunga intervista concessa a Sky Sports in cui aveva chiaramente detto che avrebbe combattuto Ruiz anche in Messico con lo zio del suo avversario a dirigere l'incontro. Provocazioni e manifestazioni di sicurezza che l'ex campione deve necessariamente mettere in campo perché, alla luce di come sono andate le cose lo scorso 1 giugno, non sarà certamente una passeggiata.

Alcuni addetti ai lavori ed anche un ex campione del mondo come George Foreman gli avevano consigliato di prendersi più tempo prima di risalire sul ring contro lo scatenato californiano, ma AJ ha deciso di rischiare, consapevole che una seconda battuta d'arresto potrebbe pregiudicare la sua carriera. Del resto, il rischio è parte integrante di qualunque disciplina sportiva, a maggior ragione di uno sport da combattimento.