Ricominciare a quasi 70 anni si può, soprattutto se il tuo nome in una determinata attività è sinonimo di grandi successi. Il nome di Adriano Panatta nel Tennis italiano è una leggenda ed ancora oggi è praticamente inarrivabile. Chi meglio di lui può insegnare il tennis ai ragazzini nel Bel Paese? Ma Panatta è anche un inguaribile nostalgico ed il suo tennis era come una danza: non specificatamente il suo, ma quello della sua epoca. Già nel suo periodo di massimo splendore era divampato l'astro di Bjorn Borg e con lo svedese il tennis è diventato inevitabilmente diverso: il suo instancabile lavoro fisico da fondocampo, l'utilizzo del dritto in top spin, il rovescio a due mani.

Borg è certamente il precursore del tennis moderno, meno elegante, più potente, quasi robotico per certi versi. Panatta è di un'altra scuola ed è quella che intende insegnare ai ragazzini del Tennis club di Bepi Zambon a Treviso, da lui recentemente rilevato. L'Adriano nazionale ha parlato della sua nuova attività in un'intervista concessa a Dagospia.

'Non approvo quello che viene insegnato oggi ai bambini'

'Vivo a Treviso da qualche tempo - sottolinea Panatta a Dagospia - e questa è un'occasione per radicarmi maggiormente sul territorio. Non avevo mai preso in considerazione l'idea di dirigere una struttura sportiva. Già in passato Bepi Zambon mi aveva proposto di rilanciare il suo circolo, adesso è arrivata una buona occasione e credo possa venir fuori qualcosa di bello".

L'occasione per parlare del suo tennis arriva alla domanda diretta del cronista che gli chiede se insegnerà, per l'appunto, il gioco di Panatta. "Sono stanco dell'esasperazione e non approvo ciò che oggi s'insegna ai bambini: dall'impugnatura all'impostazione tecnica, tutto sembra concepito in modo più estremo. Io voglio promuovere il tennis classico, ma non certamente vecchio".

E parlando di 'classico', al giorno d'oggi gli viene in mente un solo nome, quello del 'maestro' svizzero: "Più Federer e meno Nadal, perché il gioco di oggi è basato sulle grandi rotazioni e solo chi è forte fisicamente e mentalmente può andare avanti".

Il rovescio a due mani

Citavamo Borg non a caso, lo svedese è stato tra i primi a sfoderare il rovescio a due mani che all'epoca era considerato 'poco elegante per un campione'.

Non è mai piaciuto a Panatta: "Lo preferisco ad una mano, non è un mistero, ma alla fine mi pare che i migliori rovesci sul circuito, a parte Federer, siano quell di Wawrinka, Dimitrov e Gasquet. Nessun divieto comunque per il rovescio a due mani, lo insegneremo tranquillamente se un ragazzino non lo sa portare con una mano".

'Berrettini ha tante doti, diamogli tempo'

Uno sguardo al tennis italiano dei giorni nostri che sta vivendo una magnifica stagione, scandita in particolare da Fabio Fognini e Matteo Berrettini. "Fabio ha una mano eccelsa e su come gioca a tennis tanto di cappello. Gli è sempre mancato un po' di servizio ed anche la giusta tenuta mentale e sono due cose collegate: quando sei in difficoltà è più facile rialzarti se hai un servizio potente.

Quanto a Berrettini, da un anno a questa parte è diventato un giocatore molto forte ed ha tantissime doti: solido mentalmente, si muove bene in campo: un ragazzone di due metri con un gran dritto allenato da Vincenzo Santopadre che conosce bene il suo lavoro. Dobbiamo solo dargli tempo".