Essere numero 8 del mondo e qualificato anche alle Finals significa confrontarti con i vertici del Tennis mondiale. Tra i 'Fab 3', Matteo Berrettini non aveva ancora avuto il piacere e l'impegno di affrontare Novak Djokovic, ma questo onore ed onere gli toccherà nel match d'esordio delle citate Finals a Londra, il prossimo 10 novembre. In questa sua magica stagione, invece, ha già incrociato la racchetta con Roger Federer e Rafa Nadal e lo ha fatto in due Slam, con l'elvetico a Wimbledon e con lo spagnolo ai US Open. Due match molto diversi, contro Federer ad essere sinceri è stato visibilmente sopraffatto dall'emozione e ne ha ricavato una dura lezione che lui stesso ha riconosciuto a caldo, subito dopo la fine della partita.

Totalmente opposto il suo spirito nella semifinale dei US Open contro Nadal dove è andato vicino a chiudere vittoriosamente il primo set, ma alla lunga ha dovuto cedere allo strapotere fisico ed al carisma dell'attuale numero uno del mondo. Le Finals gli riserveranno, oltre al 'battesimo' contro Djokovic, anche la seconda sfida della sua carriera con colui che è stato il suo idolo, Roger Federer. In un'intervista rilasciata a Tuttosport, Berrettini analizza quelle che secondo lui sono le differenze tra i protagonisti della più longeva rivalità di sempre del tennis mondiale.

'Federer è stato l'avversario più difficile da affrontare'

Sul gradino più alto del podio Matteo mette 'King Roger'. "In campo ha così tante variazioni e le usa tutte, mentre ci giochi ti viene voglia di fermarti a guardarlo per capire cosa sta facendo e coglierne i segreti.

Ogni sua giocata è diversa dall'altra, nessuna è facile da intuire e quando lo affronti non riesci a capire quale sia il suo punto debole". Di Rafa Nadal ammette di averne sofferto soprattutto l'atteggiamento: "Lui ti fa sentire tantissimo la sua presenza in campo, è imperioso nei suoi gesti, nelle occhiate, nell'agonismo. Mette ansia?

No, la parola giusta è tensione, ti fa intuire quanto il match sia importante e questa tensione lui te la porta a mille".

'Sinner? Non bisogna mettergli pressione'

Il 2019 è certamente un anno speciale per il tennis italiano al quale anche Fabio Fognini ha dato il suo contributo, vincendo un Masters 1000 a Montecarlo ed entrando nella Top 10 del ranking Atp, terzo italiano di sempre ad essere riuscito nell'impresa.

Il ligure è poi calato, a causa soprattutto di problemi fisici, ma ha preso il via la seconda parte di stagione assolutamente straordinaria di Berrettini culminata nella semfinale raggiunta a New York, nel suo ingresso nella Top 10 del tennis mondiale, quarto italiano di sempre (per la prima volta due in un anno è un record per il nostro tennis, ndr) e la qualificazione alle Finals, terzo italiano di sempre nel torneo di singolare. "So che questo sta creando molta attesa anche se io sto poco in Italia e dunque non me ne rendo conto. Però percepisco il grande interesse della gente e questo mi carica e non mi mette assolutamente pressione. Credo che il movimento sia di fronte ad un nuovo inizio".

E tra i giovani prospetti non si può non citare Jannik Sinner sul quale Matteo Berrettini invita ad essere cauti. "Lui è certamente fortissimo, alla sua età io non avevo punti Atp. Però è anche molto giovane e non gli va messa troppa pressione".