Un’altra leggenda del Ciclismo se ne è andata. All’età di 83 anni è morto il francese Raymond Poulidor, uno dei corridori più amati dal pubblico, idolo di tutta la Francia che lo spingeva nei duelli con Jacques Anquetil e Eddy Merckx. Poulidor ha incarnato l’immagine del corridore forte ma perdente, dell’eterno secondo che nonostante la sua determinazione incrollabile doveva regolarmente soccombere a campioni più talentuosi e a colpi di sfortuna. Proprio per questa sua lotta infinita che ha superato generazioni di avversari il corridore francese ha conquistato un affetto e un’ammirazione tale che ha pochi riscontri nel mondo del ciclismo.

Poulidor, otto podi al Tour de France senza mai una maglia gialla

La carriera di Raymond Poulidor iniziò nel 1960 arrivando fino al 1977, passando dall’era Anquetil fino a superare quella di Merckx. Francese, classe ’36, nato in un paesino dell’Aquitania, Poulidor cominciò subito a vincere nei suoi primi anni di carriera, conquistando la Milano Sanremo nella sua seconda stagione da professionista. Dopo le prime vittorie però lo scontro frontale con l’altro francese Jacques Anquetil lo vide prendere sempre più il ruolo dell’eterno sconfitto, soprattutto al Tour de France.

Poulidor detiene ancora oggi il record per il maggior numero di podi nella Grande Boucle, otto, senza però mai vincere e senza mai indossare neppure per un giorno la maglia gialla.

Il dualismo con Anquetil lo vide sempre sconfitto negli ordini d’arrivo ma vincitore nel tifo di tutta la Francia che amava quel corridore un po’ rude, sfortunato e generoso al cospetto del più freddo e calcolatore avversario.

Poulidor fu anche grande avversario di Merckx e Gimondi attraversando generazioni di avversari e stabilendo dei record di longevità forse imbattibili.

Oltre a quello dei podi finali vanta anche il primato per gli anni trascorsi tra il primo e l’ultimo podio al Tour, dal 1962 al 1976. Lo stesso vale anche per i Mondiali, a cui ha partecipato ininterrottamente per diciotto edizioni, salendo sul podio a tredici anni di distanza dalla prima all’ultima volta, dal 1961 al 1974.

Nel suo palmares spiccano anche molte vittorie a dispetto della fama di eterno secondo. Vinse una Vuelta Espana, una Milano Sanremo, una Freccia Vallone, due Parigi Nizza e sette tappe del Tour de France. Dopo aver lasciato le corse rimase nell’ambiente del ciclismo. Anche al Tour de France dello scorso luglio era presente come testimonial, come faceva da tanti anni, raccogliendo grandi simpatie da parte del pubblico. Proprio dopo il Tour l’ex campione ha cominciato ad accusare i problemi di salute che in pochi mesi lo hanno portato alla morte.

Merckx: ‘Il ciclismo perde un monumento’

La scomparsa di Raymond Poulidor ha provocato numerose reazioni nel mondo del ciclismo e non solo. A testimonianza della sua popolarità anche il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha scritto un messaggio su twitter citando “Poupou”, il soprannome con cui era conosciuto Poulidor, come “la maglia gialla nel cuore dei francesi”.

“Il mondo del ciclismo perde un monumento, un’icona” ha dichiarato Eddy Merckx al giornale belga Het Nieuwsblad. “Non si può immaginare quanto fosse amato in Francia, ogni anno lo si vedeva di nuovo al Tour. La Francia amava il suo fascino, raramente mi sono imbattuto in una persona così affascinante” ha aggiunto il Cannibale.

Struggente è il ricordo affidato ai social dai due nipoti di Poulidor, Mathieu e David Van der Poel, nati dal matrimonio della figlia dell’ex campione con Adrie Van der Poel.