Si chiama Demetrio Battaglia ed è un giovane atleta paralimpico 34enne di Reggio Calabria: un ragazzo come tanti altri, ma con un storia alle spalle che parla di coraggio, forza, determinazione, amore e tanto impegno.
Lo abbiamo intervistato, in esclusiva, per Blasting News e ci ha raccontato la sua vita da uomo e da atleta paralimpico.
L'intervista a Demetrio Battaglia
Chi è Demetrio Battaglia? Ci racconti la tua storia?
"Difficile raccontarsi per chi - come me - non è bravo con i social ed ancor meno con le parole. Sono un atleta paralimpico ed ancor prima sono un ragazzo di 34 anni come tanti altri, ma che dalla nascita convive con una paralisi ostetrica monolaterale del braccio sinistro, a causa di un uso inappropriato del forcipe".
Come vivi la disabilità?
"Mentirei se dicessi che per me non è mai stato un problema, ma è proprio grazie allo sport che sono riuscito a far diventare questa mia disabilità sinonimo di uguaglianza. Ecco, per raccontare chi è il vero Demetrio Battaglia bisognerebbe andare in pista, lì riesco a mettermi a nudo, ad essere me stesso senza filtri né paure".
Quanto è importante lo sport per te e quanto può essere importante praticarlo costantemente?
"Mi sono avvicinato allo sport fin da piccolo, ho giocato a calcio, ho praticato nuoto ma solo quando mi sono avvicinato all'atletica ho capito di aver trovato il vero amore. Quando indosso le (scarpette) chiodate e scendo in pista, vengo catapultato nell'unica dimensione che riesce a rendermi davvero felice, dove non esistono differenze e l'unica cosa che conta è la passione e la dedizione che ci metti quotidianamente.
La costanza nello sport è tutto riesce a limare anche dei gap fisici e la perseveranza ripaga la fatica di tutti giorni".
Da quanto pratichi sport a livello agonistico?
"La mia carriera sportiva inizia nel 2010 ma è solo nel 2011 prendendo parte ad una batteria dei 100 m che scopro un talento che credevo di non possedere e che mi permette di laurearmi Campione Regionale e di diventare il primo atleta calabrese con disabilità".
Lo sport non ha più barriere né confini: sei d'accordo?
"Credo che in questi anni molti passi siano stati fatti per cercare di abbattere qualsiasi barriera fisica e permettere a tutti di poter praticare uno sport, pur avendo una disabilità fisica e/o mentale. Le moderne tecnologie ci permettono anche di poter praticare sport sempre più ad alti livelli grazie a protesi, arti artificiali ed attrezzature sempre più performanti.
Si è riusciti anche a far conoscere il mondo paralimpico a sempre più persone grazie alla trasmissione tv dei Mondiali o delle Paralimpiadi, cosa che ha permesso agli atleti di raccontarsi rompendo così un certo tabù che teneva lontano il grande pubblico da questi eventi. Ma credo che al momento il limite più grosso da abbattere sia ancora la "barriera mentale", quella sottile linea di demarcazione che non permette a tutti i ragazzi con disabilità di avvicinarsi allo sport senza riserve o paure".
Da atleta, ma anche da uomo, cosa si potrebbe ancora fare per supportare gli atleti paralimpici?
"Sicuramente partire dalle scuole, iniziare in tenera età a far capire ai ragazzi che possono e devono poter praticare sport senza sentirsi "diversi" e che anzi possono eccellere e dimostrare al mondo che la disabilità può essere sempre un punto di forza e di arricchimento.
Ma per far ciò hai bisogno che i presidi e le attrezzature per lo sport paralimpico siano alla portata di tutti e per questo abbatterne i costi facendo in modo che ogni ragazzo possa usufruirne in maniera gratuita tramite il Servizio Sanitario Nazionale".
E nel tuo futuro, cosa vedi?
"Cosa mi riserva il futuro non lo so, spero di poter continuare ancora per un po' ad indossare le mie chiodate ed a farmi valere in pista. Anche se l'età che avanza ed i numerosi infortuni in questi anni non mi stanno permettendo di essere competitivo come vorrei. Ma quando appenderò le scarpette al chiodo mi piacerebbe comunque rimanere nel mondo dell'atletica, chissà magari studiando per diventare un preparatore così da poter fare vedere attraverso i miei occhi alle nuove generazioni quante soddisfazioni è capace di regalare questo sport e trasmettergli quanta adrenalina si sprigiona ad ogni passo".