Il ciclista Davide Cimolai, corridore professionista dal 2010 e oggi tesserato con la Israel Start-Up Nation, ha rilasciato una intervista al sito web Bici.pro in cui ha parlato del legame tra alimentazione e ciclismo. Cimolai, in particolare, ha affermato che, secondo lui, vi è ancora qualcuno della "vecchia generazione" del Ciclismo che, in campo alimentare, insegna dei comportamenti sbagliati ai giovani corridori. Ciò, secondo Cimolai, porta i ragazzi a pensare che essere leggeri sia "l'unica cosa che conta".

'Se si dà una mela dopo cinque o sei ore di allenamento, c'è qualche problema'

Cimolai ha voluto far sapere che, il problema tra mondo del ciclismo e quello dei disturbi alimentari, non è in realtà una problematica nuova. Infatti, il corridore professionista ha dovuto fare i conti con tale problema già 12 anni fa, che lo hanno portato "a buttare via due o tre anni di carriera", i primi da professionista. Solo successivamente Cimolai è riuscito ad emergere, riuscendo a superare tali problematiche.

Secondo il corridore, però, ancora oggi vi sono delle persone (definite "della vecchia generazione") che offrono, a suo dire, degli insegnamenti sbagliati: "Se dopo cinque o sei ore di allenamento ti danno un frutto o una mela, capisci che qualcosa non va?".

Secondo Cimolai, infatti, essere leggeri non è l'unica cosa che conta per essere dei corridori professionistici, in quanto un chilo in più potrebbe rappresentare "la differenza tra smettere di correre e andare forte".

'C'è stato chi a 19 anni non si concedeva più neanche una pizza'

Quello dei problemi alimentari, secondo quanto raccontato dal corridore azzurro, è uno degli argomenti più importanti di cui si parla tra ciclisti.

A causa dell'alimentazione errata, infatti, c'è chi "ha smesso di correre" e c'è chi, invece, "ha buttato via gli anni migliori" anche se, poi, sono riusciti a riprendersi e ancora oggi sono in gruppo. Un altro corridore, invece, a 19 anni era già sul punto di non concedersi più neanche una pizza, per poi riprendersi dopo quattro o cinque anni.

Secondo Cimolai, la causa maggiore di queste problematiche è l'incompetenza. Nei vari team, infatti, servirebbe secondo il ciclista un esperto in grado di insegnare ai corridori (specie a quelli più giovani) a mangiare bene. Tali figure, secondo Cimolai, sono oramai presenze consuete nei team esteri, mentre l'Italia è ancora indietro. Inoltre, un altro problema è che vi sono dei team che puntano tutto sulla magrezza dei loro atleti. In questi casi, i corridori vengono "spremuti così tanto che, quando cambiano squadra, poi non vanno più avanti". Infine, il corridore ha voluto dare un consiglio a tutti i giovani che si trovano a fronteggiare problematiche simili: "Devi avere la fortuna di ascoltare i compagni più esperti".