Il 5 giugno del 1999 è una data che tanti appassionati di Ciclismo non ricordano certamente con piacere. A poche ore dalla partenza della penultima tappa del Giro d'Italia da Madonna di Campiglio ad Aprica, infatti, vennero resi noti i risultati dei controlli di routine svolti dai medici dell'Uci sui corridori di classifica e nel sangue di Marco Pantani, saldamente in maglia rosa, venne riscontrato un valore di ematocrito di poco superiore ai livelli consentiti dal regolamento. Pur non essendo stato trovato positivo a un controllo antidoping, il Pirata venne precauzionalmente (e legittimamente in base ai regolamenti) escluso dalla gara perdendo di fatto un Giro che aveva già messo in cassaforte con quasi 6' di vantaggio su Paolo Savoldelli.

L'episodio molto controverso fa ancora discutere a oltre vent'anni di distanza, soprattutto per la piega che presero poi la carriera e la vita di Pantani fino al tragico epilogo. L'ultimo libro di Beppe Conti, "Dolomiti da leggenda", contiene una serie di curiosità e retroscena di oltre ottant'anni di storia del ciclismo tra cui anche la pessima giornata di Madonna di Campiglio. Intervistato nel corso del programma Bike2U in cui presenta il suo volume, il giornalista nel citare quanto accaduto a Madonna di Campiglio tende a sfatare la 'tesi del complotto', a suo avviso si trattò di un errore del macchinario utilizzato per il test.

Conti: 'Ho cercato di andare al di là dei fatti'

Inutile dire che l'epopea del Pirata, uno dei più forti scalatori dell'intera storia del ciclismo, finisce quel giorno di giugno del '99.

Sugli ultimi anni di vita di Pantani è stato detto e scritto di tutto e abbondano le teorie complottiste a partire proprio da Campiglio. Beppe Conti non sembra d'accordo e cita anche una fonte in merito. "Ho cercato di andare al di là dei fatti e l'aneddoto su Marco Pantani è molto interessante". Il giornalista evidenzia di aver "parlato con un biologo secondo cui questa vicenda si può risolvere senza parlare di complotti.

Pantani fece un esame, ma con una macchinetta dalla vaga attendibilità". Per farlo capire in parole povere, Conti fa un esempio molto semplice. "Come prendere i tempi di prova di una monoposto di Formula 1 utilizzando una sveglia al posto del cronometro".

I luoghi comuni sfatati su Moser, Coppi e Bartali

Ma più di ottant'anni di storia del ciclismo sono tantissimi e il libro di Beppe Conti attraversa i decenni con l'intento di sfatare luoghi comuni e 'leggende metropolitane'.

Una di queste riguarda Francesco Moser. "Si diceva che veniva aiutato perché al Giro d'Italia gli toglievano le salite, ma c'è stato un anno in cui gli misero addirittura più salite". Per non parlare delle tante curiosità sulla rivalità più mitica del ciclismo italiano, quella tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Il retroscena che risale al Giro del 1947 emerge da un dibattito televisivo avuto con Gianni Mura. "In quel Giro i gregari di Coppi provarono a corrompere Bartali che rifiutò indignato", ma la storia ci racconta di come, in un'epica scalata al Pordoi, il 'campionissimo' avrebbe sfilato la maglia rosa al grande rivale portandola poi fino a Milano. "Oltre ai soldi, Gino perse anche il Giro", commenta Beppe Conti.