Sono circa un milione e duecentomila le dichiarazioni Isee da rifare dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato le tre sentenze con le quali il Tar del Lazio ha dichiarato illegittimo comprendere nel reddito Isee le indennità percepite in presenza di disabili in famiglia.
E’, in pratica, errato inserire nel computo del reddito familiare ai fini della determinazione dell’Isee le indennità di accompagnamento, gli assegni di invalidità, i risarcimenti Inail e qualsiasi altra forma di sussidio per i disabili.
Le sentenze di Tar e Consiglio di Stato: le indennità per i disabili non fanno reddito
Le prime sentenze del Tar del Lazio risalgono al febbraio 2015 in seguito al ricorso di alcune famiglie con disabili che contestavano l’inclusione delle indennità percepite dagli stessi nel reddito familiare. Il Consiglio di Stato ha ora confermato queste sentenze specificando che la disabilità non può essere considerata una ‘fonte di reddito’ perché questo vorrebbe dire considerare l’indennità alla stregua di una ‘remunerazione’ per l’invalidità. Lo stesso ragionamento è valido anche per le Pensioni di invalidità erogate dell’Inps e gli indennizzi riconosciuti dell’Inail a seguito di infortuni.
Secondo le cifre fornite dal ministero dell’Economia, sarebbero un milione e duecentomila le dichiarazioni Isee delle famiglie con disabili falsate dalla impropria inclusione dei sussidi ai fini del calcolo del reddito familiare, e che hanno creato ulteriori difficoltà a queste famiglie che, in molti casi, non hanno potuto accedere ad altre agevolazioni in virtù di un reddito Isee ingiustamente superiore alla soglia di accesso.
Il calcolo dell’Isee e la modifica delle regole: l’allarme delle associazioni dei disabili
Il ricalcolo dell’Isee rischia di trasformarsi in un vero e proprio caos e, proprio per questo motivo, le associazioni delle famiglie con disabili, Anffass in testa, sollecitano il ministro del Lavoro Poletti a convocare un tavolo di discussione per la modifica della normativa di calcolo dell’Isee.
Un tavolo al quale le associazioni chiedono di partecipare per evitare il rischio che, per compensare il costo derivante dalla sentenza del Consiglio di Stato, vengano inasprite le soglie di accesso ai servizi.