La notizia è recente, ma è una cosa che accade praticamente da sempre: Facebook raccoglie da anni i dati degli SMS e delle telefonate che ogni giorno inviamo e riceviamo dai nostri contatti, amici o parenti. Tuttavia il noto social network non si è giustificato in modo esaustivo sui motivi di tale operazione. Inoltre, già nelle ultime due settimane il social è al centro del mirino mediatico in seguito all'acquisizione dei dati sugli utenti da parte di Cambridge Analytica per mirare le proprie campagne pubblicitarie senza averne il diritto. Quindi quanto scoperto oggi, non fa altro che aggiungere benzina al fuoco.

Facebook spia gli SMS e le telefonate

Molti sono gli utenti che si sono cancellati dal social network e molto probabilmente altrettanti smetteranno di utilizzare l'applicazione su Android. Altri, invece di procedere con l'eliminazione del proprio account, hanno optato per scaricare in formato zip l'archivio dati del proprio profilo e il risultato è stato sconcertante: tra i vari post condivisi, i mi piace inseriti, sono stati trovati file in cui sono elencate le telefonate effettuate con lo Smartphone, ma non solo. Sono riportati anche i nomi delle persone, i minuti di conversazione tramite l'ora di inizio e di fine conversazione. Altri utenti, invece, hanno trovato solo le telefonate ai parenti e gli amici più stretti.

Il mezzo utilizzato per raccogliere i dati è l'applicazione Messenger, l'app che Facebook da alcuni anni obbliga ad installare sul telefono per utilizzare la chat del social network. Dopo la prima installazione e conseguente apertura, l'applicazione dà la possibilità di gestire gli SMS e le telefonate nell'app stessa, senza passare per il programma predefinito del sistema operativo del proprio smartphone.

Inoltre viene mostrato un avviso che incentiva gli utenti a sincronizzare i contatti con l'applicazione. Questa raccolta viene effettuata da anni a causa di una funzione di Android che permette alle applicazioni di risalire ai dati sui proprietari dei telefoni. O almeno, così poteva accadere fino ad ottobre del 2017. Dopo quel mese, infatti, Google ha limitato i dati a cui potevano avere accesso le app.

Il problema per il momento non sembra riguardare i sistemi operativi iOS perché Apple impone delle impostazioni sulla privacy molto rigide e dunque non c'è nemmeno il rischio che possa accadere come successo con Android.