I tre grandi d’Europa si sono incontrati a Ventotene, luogo scelto dal premier italiano Matteo Renzi in quanto culla del Manifesto per un'Europa Libera e Unita, redatto negli anni del confino da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann. E’ il secondo vertice a tre che si tiene dopo il referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione; il primo si ebbe a Berlino, solo 48 ore dopo la Brexit. I problemi necessariamente in agenda dei tre leaders sono stati: la crescita economica poco sopra allo zero in tutto il continente; il problema migranti e il terrorismo islamico.

Allora – si chiede l’uomo della strada – perché i tre si sono incontrati sulla portaerei Garibaldi, simbolo di potenza militare? Perché proprio la Brexit sta contribuendo a sbloccare un progetto di oltre mezzo secolo fa, quello della difesa comune, in ambito NATO ma in autonomia dagli USA, che il Regno Unito aveva sempre osteggiato. Non per nulla l' Helsinki Headline Goal, il documento di base approvato dal Consiglio europeo nel 1999 e che aveva ripreso tale progetto era praticamente rimasto lettera morta.

Senza Londra, finalmente una difesa comune

Il generale Vincenzo Camporini, intervistato da “Repubblica”, ha dichiarato: "Negli anni 1999-2000 la posizione inglese era vitale: tutti sapevano che, senza Londra, di difesa europea non si poteva parlare, viste le carenze degli altri paesi e le straordinarie capacità, quanto meno di allora, della Gran Bretagna”.

Dal 2001 in poi tutti hanno tagliato i bilanci della Difesa, compreso il Regno Unito che ha rinunciato alle portaerei e, per oltre dieci anni alla sua "proiezione in mare". L'esercito inglese è stato ridotto a 78.000, quando anche l’Italia è sopra i 90.000 e la Francia a 100.000.

Dopo la Brexit il progetto può essere ripreso e il paese che potrebbe ottenere il maggior vantaggio politico, è sicuramente la Francia, in quanto resta l’unica potenza militare dell’Unione in possesso dell’arma atomica, oltre che di un esercito dotato di armamenti moderni ed efficienti.

Ciò le consentirebbe di porsi come “guida” degli Stati europei della Nato e riferimento europeo di interlocuzione con la Russia e il Medio Oriente, cioè con le maggiori fonti di approvvigionamento energetico del Vecchio continente.

Hollande sa di poter contare di più

Non a caso, al vertice di Berlino del giugno scorso, il Presidente francese aveva già proposto un grande “progetto per la Difesa” europea, in modo da “rafforzare il pilastro europeo della Nato” e ipotizzando un incremento del 2% delle spese militari dell’Unione.

A Ventotene, François Hollande ha ribadito tale concetto, richiamandosi addirittura ad alcuni passi del Manifesto di Spinelli: “Spinelli ha lanciato anche un'idea della difesa comune, che oggi assume una veste essenziale – ha detto Hollande – Dobbiamo proteggere meglio le frontiere europee e condividere di più le informazioni di intelligence. Vogliamo … più mezzi e più risorse nel settore della difesa”.

Hollande ha poi dato una riverniciatura umanitaria al progetto, ringraziando l'equipaggio" della nave Garibaldi impegnata nel controllo delle frontiere e in servizio nel Mediterraneo per l'emergenza migranti; ha poi auspicato la creazione di una "guardia costiera dell'Unione Europea". Renzi spalleggia Hollande perché ha bisogno della Francia per smuovere Merkel sulla flessibilità e la crescita.

Per questo ha ospitato tutti sulla “Garibaldi”, imponendo necessariamente in agenda l’argomento “difesa”.

La Germania, tra l’altro, non dovrebbe avere nulla in contrario sul progetto francese di difesa comune. Angela Merkel, infatti, sa che il ruolo del suo paese nel mondo, dopo la disfatta di nella seconda Guerra Mondiale, potrà essere solo quello di grande potenza economica ma non militare e, in campo europeo, può benissimo lasciare tale ruolo alla Francia.