Gli islandesi, nei prossimi cinque anni, potranno uccidere 2.130 balene. Il piano è stato autorizzato nei giorni scorsi dal ministro della pesca Kristján Þór Júlíusson precisando che i numeri di cattura fissati sono sostenibili. E pazienza se l'opinione pubblica è dichiaratamente contraria a questa pratica anacronistica, sono state avanzate pesanti critiche ed esiste, dal 1946, una Commissione internazionale (IWC) che cerca di vietare o perlomeno regolare la caccia alle balene.
Numeri giudicati sostenibili
Le autorità islandesi hanno presentato un piano quinquennale che porterà all'uccisione di oltre duemila balene.
Circa la metà di questi giganteschi cetacei, però, sono presenti nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la conservazione della Natura e sono state classificate come vulnerabili (codice VU) in quanto sono minacciate di estinzione. Tra le specie che potranno essere catturate e abbattute dalle baleniere vi figurano, infatti, balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata) e balenottere comuni (Balaenoptera physalus). Il rischio di colpire la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), il più grande animale conosciuto mai vissuto sulla Terra, è infine elevato.
Il ministro Kristjan Thor Juliusson, oltre ad aver elencato i benefici economici della caccia alle balene, ha sottolineato che le "quote programmate" sono da considerarsi sostenibili in quanto fissate sulla base di recenti ricerche scientifiche.
Le popolazioni di balenottere e balene - ha precisato - un tempo erano a rischio ma ora stanno aumentando.
Forti critiche
La decisione del ministro indipendentista ha ovviamente sollevato polemiche. Le organizzazioni ambientaliste e animaliste locali e internazionali sono sul piede di guerra. Non solo perché se è vero che i cetacei, nel corso degli ultimi anni, stanno aumentando (anche se è presto per dichiararli fuori pericolo) è altrettanto vero che questa inversione di tendenza è dovuta a fatto che molti Paesi, in tutto il mondo, si stanno impegnando attivamente per proteggerli.
Solo l'Islanda e la Norvegia hanno apertamente dichiarato di uccidere le balene per fini commerciali, mentre il Giappone ha sempre asserito che la caccia ai cetacei si è resa necessaria ai fini scientifici.
Da luglio di quest'anno, comunque, il Paese del Sol levante, abbandonerà la Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene e non praticherà l'attività venatoria al di fuori dalle sue acque territoriali.
Uccidere balene e balenottere è considerata, dalla maggior parte della popolazione mondiale, una pratica barbara in quanto questi grossi animali vengono massacrati in maniera disumana e feriti con arpioni esplosivi. Non è escluso, dunque, che la caccia alle balene potrebbe provocare un grave danno di reputazione anche al settore turistico islandese. Questo comparto economico, infatti, è la principale fonte di introiti nazionale e nel 2016 per la prima volta ha prodotto maggiori entrate rispetto al settore ittico.
Il whale watching, nel 2017, secondo una ricerca realizzata dall’University of Iceland ha generato un fatturato pari a 3,2 miliardi di corone islandesi (contro l'1,7 miliardi di corone prodotti dalla caccia alle balene).