Un altro millenial che va via, frutto di scelte di mercato che impongono risultati rapidi specie in chiave Champions, obiettivo che davvero sta diventando l’incubo di società e tifosi bianconeri. L'attaccante bianconero classe 2000 slitta in Premier League. A Kean spetteranno 3 milioni di euro a stagione.

Moise Kean giovane promessa

Moise Kean, figlio di genitori originari della Costa d’Avorio ma italiano di nascita, la scorsa stagione era riuscito ad impressionare Massimiliano Allegri che diede fiducia al promettente attaccante diciannovenne, fiducia ripagata a suon di goals che gli valsero la convocazione nella nazionale e addirittura il goal all’esordio.

Finalmente un giovane prodotto del vivaio che sembrava avere un futuro sempre più presente nelle gerarchie dell’attacco della Juventus e verso il quale i tifosi riponevano speranze in ottica futura. Purtroppo però le strategie di mercato della società bianconera hanno dinamiche che devono seguire altri obiettivi, altri meccanismi e già negli anni precedenti hanno abituato i tifosi a scelte impopolari ma poi ripagate dai risultati, a parte qualche eccezione come l'affrettata cessione di un certo Thierry Henry e di Kingsley Coman, forse unici rimpianti di una gestione frettolosa degli scambi di mercato.

40 milioni per la Juve

Ed ecco che in piena preparazione della nuova stagione, arriva la notizia dell’accordo tra la Juventus e l’Everton, squadra di medio rango del campionato inglese che strappa il gioiellino Kean per una cifra che si aggira intorno ai 40 milioni ma soprattutto togliendo alla società bianconera la patata bollente della scadenza del contratto nel 2020 che esponeva la società ad un pronto rinnovo contrattuale a cifre esponenzialmente maggiori dell’ingaggio attualmente percepito o cosa peggiore a doversi ritrovare con un pugno di mosche in mano, nell’eventualità di un mancato accordo sul rinnovo.

Ora il punto è proprio questo: constatare se si sarà trattato di un affare nel caso in cui Kean dovesse non confermare negli anni futuri tutte le potenzialità espresse finora oppure se i 40 milioni potranno essere considerate delle briciole qualora il valore del diciannovenne vissuto ad Asti dovesse decuplicare e bastava lasciarlo maturare in casa per poi venderlo al miglior offerente più avanti.

Scelte di mercato

Sono tutti discorsi che, in un calcio ormai dove le società sono più aziende che società sportive, non possono trovare spazio; le leggi che governano lo sport in generale, ormai seguono i flussi dell’alta finanza con società quotate in borsa e che hanno come conseguenza primaria l’allontanamento dai valori sportivi e di competizione agonistica.

Sono lontani i tempi delle bandiere che si legavano a delle squadre di appartenenza rifiutando offerte milionarie da altre squadre più blasonate, forse "l’ultimo dei mohicani" è stato Francesco Totti ma ormai i nuovi tifosi, millenial anche loro sono compenetrati in queste logiche e sentono parlare di bandiere e calciatori di un tempo come racconti lontani dei loro genitori. Ormai non fa più notizia una cessione o un acquisto, come se il calcio vero fosse una proiezione di quei giochi manageriali da pc e allora il fatto che un promettente campione italiano approdi ad una squadra inglese rientra nelle naturali vicissitudini di una squadra di calcio, gestite da imprenditori che antepongono obiettivi aziendali a obiettivi sportivi.

Quali conseguenze? Il calcio italiano come movimento va sempre più verso un progressivo depauperamento di risultati e una nazionale che non riesce a qualificarsi ai mondiali ne è un significativo esempio, come la mancata vittoria di competizioni europee da parte dei club italiani. Probabilmente è tutto da rifare, tutto da ricostruire perché appassionati romantici che ricordano quel calcio dei Baggio, Del Piero, Maldini, per non scomodare campioni di un passato preistorico, non riescono più ad emozionarsi e non si riconoscono più in questa o in quell’altra squadra di appartenenza.