In un momento già carico di tensione per i risultati altalenanti della Juventus, le parole dei dirigenti bianconeri si sono trasformate nell’ennesima miccia che ha fatto esplodere il malumore attorno al club. Le dichiarazioni rassicuranti del direttore tecnico François Modesto su Igor Tudor, pronunciate appena poche ore prima dell’esonero ufficiale del tecnico croato, hanno reso evidente una volta di più la distanza tra ciò che la società dice e ciò che realmente fa.
Juventus, le parole di Modesto ora appaiono come un boomerang
C’è un filo sottile che unisce le parole e i fatti, e in casa Juventus nelle ultime ore quel filo si è spezzato fragorosamente.
Alla vigilia di Lazio-Juventus il direttore tecnico François Modesto aveva provato a rasserenare l’ambiente e a blindare Igor Tudor sulla panchina bianconera. Ai microfoni di Dazn, le sue dichiarazioni erano sembrate un messaggio di fiducia chiaro e inequivocabile: “Tudor è il nostro allenatore, siamo molto fiduciosi sul suo lavoro e siamo molto contenti di lui. In Italia il campionato è molto difficile, la gente pensa sia facile giocare in Serie A ma troviamo squadre e allenatori molto preparati: se ci ricordiamo anche in passato tanti grandi campioni hanno fatto fatica all’inizio".
Parole concilianti, di apparente continuità, che suonavano come una garanzia di stabilità in un momento delicato della stagione.
Ma nel calcio, si sa, le dichiarazioni durano il tempo di una partita. O forse, nel caso della Juventus, anche meno.
Poche ore dopo, e soprattutto a seguito dell'ennesimo KO incassato proprio contro la Lazio, la società bianconera ha comunicato l’esonero di Tudor. Un epilogo che trasforma le frasi di Modesto in un boomerang, l’ennesimo esempio di come la comunicazione del club torinese appaia disallineata rispetto alle proprie azioni. La “fiducia” sbandierata ai microfoni si è dissolta nel giro di una notte, lasciando spazio al silenzio imbarazzato e all’ennesimo cambio di rotta.
Il contrasto tra le dichiarazioni e i fatti è lampante. La Juventus, che per decenni ha costruito la propria immagine sull’equilibrio e sulla solidità delle scelte, oggi appare invece vittima di un cortocircuito interno.
Prima la conferma, poi l’esonero: due mosse che non solo minano la credibilità della dirigenza, ma alimentano la percezione di una società in cerca di identità.
Juve, un'incoerenza figlia di una confusione ormai dilagante
In un momento in cui i tifosi chiedono chiarezza, programmazione e visione, la Juve sembra invece muoversi in direzione opposta: tra proclami di fiducia e decisioni lampo, tra parole che rassicurano e gesti che le smentiscono. L’incoerenza, in questo caso, non è soltanto una questione di comunicazione: è il sintomo di una fragilità più profonda, che rischia di pesare più di qualsiasi sconfitta sul campo.
Il paradosso è tutto racchiuso in quelle poche frasi pronunciate da Modesto.
Un tentativo di proteggere l’allenatore e allo stesso tempo l’immagine della società, finito invece per mettere in luce il contrario: la Juventus non sembra sapere davvero in che direzione andare e, soprattutto, chi debba guidarla.