Il premier Matteo Renzi si scaglia contro la 'scioperite' acuta che sembra aver colpito i sindacati italiani, lamentando che non vengano capiti gli sforzi di chi cerca di cambiare le cose. Intervistato dall'emittente Rtl 102.5 Matteo Renzi deplora il nuovo fenomeno che dopo la 'supplentite' acuta dei docenti aggiunge al suo personale lessico un nuovo termine quale quello della 'scioperite', con la quale i sindacati confederali accolgono la sua stagione di riforme per rilanciare l'occupazione in Italia.

L'intervista

Dai microfoni di Rtl 102.5 il premier fa conoscere il suo pensiero circa l'annunciato Sciopero Generale, affermando testualmente "Non mi preoccupo di far scioperare le persone ma di farle lavorare.

Anziché passare il tempo a inventarsi ragioni per fare scioperi, mi preoccupo di creare posti di lavoro perché c'è ancora tantissimo da fare". È chiaro il messaggio a chi lo contesta, promettendo che le cose cambieranno nonostante tutte le manifestazioni di piazza perché il Paese è diviso in due tra chi si rassegna e chi invece è con lui. Anche in un'Ansa di stamattina la notizia viene riportata in evidenza. Sulla Camusso dice che è come Salvini e si schiera in favore di Giorgio Napolitano.

La vera natura della riforma

Le notizie riprese dai giornali e dal web in genere raramente danno il quadro completo della reale situazione italiana, comprese le vere intenzioni di Renzi. Basta chiedere in giro e ci si accorge che il velo della censura cade su ogni posizione contraria alla sua azione di governo.

Pochi sanno che le modifiche al Jobs Act sono state imposte dalla minoranza dem, quella che minaccia la scissione. Così come nessuno conosce in realtà i numeri della consultazione della buona scuola da lui considerata un grande cambiamento del Paese ampiamente condiviso da tutte le parti sociali. Nella realtà i precari di oggi saranno assunti con i contratti a tutele crescenti e dunque licenziabili.

Ecco la vera natura della riforma.

Le contraddizioni della riforma

La Politica di Renzi non può essere democratica se le cose stanno così. E del resto, se le riforme da lui annunciate nella realtà dei fatti creano 300.000 nuovi disoccupati tra i docenti non inclusi dalla sua Buona Scuola nella futura immissione in ruolo, nonostante siano abilitati e in qualche caso anche più competenti dei colleghi più fortunati della I fascia, non è assolutamente possibile qualificare come democratica la sua proposta di riforma del settore scolastico.

Anche la triste vicenda degli esodati dalla legge Fornero non si è ancora conclusa. La testimonianza si trova su due tabelle dell'Inps dove se ne contano ancora centinaia di migliaia.

Chi assistette alla diretta streaming tra Grillo e Renzi, quando il premier sostituì Letta e chiamò il M5S per sondare il terreno, ricorda ancora cosa gli disse il Beppe nazionale: non avrebbero fatto nessun accordo contro chi rappresenta i poteri forti. E del resto, basta andare sul profilo Facebook del deputato Alessandro Di Battista per scoprire da chi è appoggiato Renzi e da chi è stato messo lì. I fatti parlano da soli: il regista occulto delle riforme è Denis Verdini, l'uomo fidato di Berlusconi. Il deputato mette in guardia dal fatto che troppi italiani non conoscano ancora l'alto grado di corruzione che li colpisce duramente nei portafogli e su ciò che è il quotidiano: il pane, i libri, le medicine. Se questo è cambiare il Paese allora è meglio che nulla cambi nella speranza che prima o poi il Parlamento lo sfiduci.