In un sistema giuridico ipergarantista come il nostro è chiaro che Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, è da ritenersi non responsabile della morte della moglie fino a condanna passata in giudicato e su questo non ci piove. Dopo mesi di ricerche e ipotesi il cadavere è stato trovato. Non era troppo distante da casa, al punto che è lecito chiedersi perché non sia stato trovato prima, nell'ormai famoso canale di scolo, diventato il luogo migliore per provare ad occultare il corpo, lasciando magari in piedi la pista dell'allontanamento volontario.





È ormai chiaro, al giorno 1 novembre 2014, che Elena Ceste non si è tolta la vita ma è stata uccisa. Manca però l'arma del delitto, l'anello mancante di una catena che francamente sembra unire simbolicamente la casa dei Buoninconti/Ceste al canale nei pressi della ferrovia teatro del macabro rinvenimento. Sono in pochi a ritenere credibile che una madre di famiglia di 37 anni possa decidere, se non impazzita o drogata, di uscire di casa la mattina completamente nuda per addentrarsi nella foschia priva di tutto: del cellulare, dei documenti d'identità, perfino degli indispensabili occhiali da vista (era miope).



I sospetti convergono sul di lei marito: il vigile del fuoco di origini campane Michele Buoninconti, che fin dall'inizio dell'inchiesta ha attirato l'attenzione per un modo di fare un po' eccentrico.

Difficile dire, all'1 novembre 2014, se si è trattato di un omicidio premeditato o preterintenzionale. Di certo i cani molecolari si fermarono davanti al cancello di casa e dunque la signora potrebbe non essere mai uscita dalla sua abitazione o meglio dal cortile dove, secondo le dichiarazioni di Michele Buoninconti, avrebbe abbandonato alcuni vestiti che però non mostrano i segni d'umidità normali visto il tipo di temperatura di quella drammatica mattinata.

Ricordiamo che la donna avrebbe chiesto al marito di accompagnare i figli a scuola (di solito lo faceva lei) in quanto si sentiva indisposta.



Se il reato di omicidio è odioso non lo è meno quello di occultamento di cadavere ed è proprio per questi delitti che è attualmente indagato Michele Buoninconti. È proprio l'innaturale postura del corpo di Elena Ceste che chiarisce che c'è stata volontà di nascondere il suo corpo sottraendolo alle ricerche degli inquirenti.

Al giorno 1 novembre 2014 c'è un'alta probabilità che il corpo di Elena Ceste sia stato collocato nel canale in un periodo successivo in quanto appare quantomeno curioso che i militari che effettuarono le indagini alcuni mesi fa non riuscirono a individuarlo, seppure in un luogo tanto vicino alla casa.



Il cranio non presenta lesioni ma mancano parti del collo e alcune vertebre. Il sospetto di uno strangolamento c'è. È però importante anche l'esito degli esami tossicologici per valutare se Elena Ceste è stata avvelenata o se aveva assunto particolari sostanze, magari stupefacenti: un'ipotesi quest'ultima inverosimile secondo chi la conosceva a fondo.