Il 45enne carpentiere di Mapello Massimo Giuseppe Bossetti è stato rinviato a giudizio poiché accusato di avere provocato la morte di Yara Gambirasio. Il processo comincia il 3 luglio 2015. L'uomo si è sempre dichiarato non responsabile della morte della tredicenne di Brembate ed ha incassato il sostegno della moglie, che si chiama Marita Comi. La donna lo ha difeso in occasione di alcune interviste televisive, ma nel corso di un colloquio con lui nel carcere di Bergamo è stata intercettata e sembra essere caduta in contraddizione.

Le rivelazioni della giovane Keba

In questi giorni ci sono però delle novità che arrivano dalla sorella di Yara, di nome Keba, secondo la quale la defunta sorella era infatuata di qualcuno. Di chi si tratta? Forse di uno dei ragazzini il cui numero era registrato "criptato" nel telefonino della Gambirasio? Resta infatti aperto il mistero dei 79 numeri nascosti sul suo telefono, che potrebbero riservare alcune sorprese. Bossetti è finito in carcere perché è inchiodato dall'esame del dna che tuttavia i suoi avvocati contestano e che vorrebbero ripetere.

Morta dopo l'abbandono nel campo di Chignolo

Vi ricordiamo infine che nel caso dell'omicidio di Yara Gambirasio viene contestata l'aggravante dell'omissione di soccorso, poiché quando venne scaricata nel campo dov'è stata ritrovata, Yara era ancora viva e poteva essere salvata. Secondo l'autopsia è morta per ipotermia, debilitata in modo fatale dalle ferite da arma da taglio ricevute. Nelle prossime settimane ne sapremo di più. Se volete restare costantemente aggiornati cliccate sul tasto "segui" alla destra del mio nome. Ricordiamo che Yara Gambirasio fu uccisa l'ormai lontano 26 novembre 2010. Era nata a Bergamo il 21-5-1997. Quel giorno si era recata al Centro sportivo di Brembate di sopra. Era un'appassionata di ginnastica ritmica. Il Centro si trova a soli 700 metri dall'abitazione di famiglia. Alle ore 18:47 il segnale del suo cellulare fu rilevato nella zona di mapello, poi il silenzio fino al triste ritrovamento.