Abdel Majid Touil, 22 anni, è stato fermato ieri sera a Gaggiano nel milanese nella strada vicino l'appartamento in cui abita la madre e i fratelli. È stato individuato come uno dei responsabili dell'attentato al Museo del Bardo a Tunisi in cui persero la vita 24 persone, tra cui 4 italiani. Gli vengono imputati i reati di omicidio volontario con premeditazione e cospirazione e attentati alla sicurezza dello Stato. Gli inquirenti hanno chiarito di aver eseguito un mandato di cattura internazionale emesso dal governo di Tunisi.

Abdel Majid è venuto sui i barconi

Abdel Majid è giunto in Italia la prima volta su un barcone insieme ad altri 97 profughi il 17 febbraio, 31 giorni prima l'attacco al museo. È stato fermato a Porto Empedocle ricevendo dalla Procura di Agrigento il provvedimento di espulsione, l'unica valida attestazione della sua presenza. Da allora sarà noto alle forze dell'ordine come Abdallah. Molto poche le informazioni in possesso degli investigatori che hanno dovuto lavorare di logica per ricostruire i movimenti del giovane. Avrebbe partecipato all'attentato e rientrato in Italia, e qui si apre un altro vuoto: come è rientrato? Quasi un mese dopo l'attentato la madre Fatma denuncia la scomparsa del passaporto di Abdel Majid, cosa che rimanda al fatto che l'inquisito allora era latitante e ricercato dalle autorità tunisine. La donna, in Italia da 10 anni come badante imputa lo smarrimento del documento alla traversata in mare dalla Libia. Si cerca di capire quale fosse il ruolo di Abdel: braccio armato ma forse anche mente pianificatrice, addirittura reclutatore di jihadisti. Attualmente è recluso a San Vittore in attesa delle disposizioni del Ministero della Giustizia sulla sua estradizione.

Alfano di nuovo della bufera

Di nuovo esce indebolito il capo del Viminale che non ha vigilato sulla sicurezza degli italiani, come rimprovera Daniela Santanchè. Ma se le polemiche di Forza Italia rientrano nella retorica ordinaria di guerra politica, Lega e Movimento 5 Stelle speronano Alfano per riuscire questa volta, dopo tante riprese, a disarcionarlo dalla poltrona degli Interni. Le polemiche scaldano l'atmosfera già scintillante a Montecitorio dove si battaglia sulla Buona Scuola. Sono le 13, lo scrutinio è terminato, ma rimane una scia polemica. Massimiliano Fedriga, Lega Nord, tuona contro Renzi perché venga in aula e spieghi la presenza dei terroristi in Italia. La presidente della Camera Laura Boldrini scioglie l'assemblea ma proseguono le provocazioni anche nei corridoi. Marco Miccolo (pd) denuncia al microfono lo scontro tra deputati pentastellati e del Pd. Da parte Alfano prova a difendersi ma non trova altra frase ad effetto se non quella: "L'Italia non merita Salvini", mentre in aula prova a fargli barriera il compagno di partito Maurizio Lupi. Domani mattina ha l'appuntamento con la platea della Camera alle 9.30 per riferire i fatti.