Dopo 3 anni e mezzo di controversie con l’India, il caso marò arriva al Tribunale Internazionale del Mare di Amburgo. Oggi 10 agosto la prima udienza. ‘Abbiamo obbedito a degli ordini. Noi vorremmo che venga riconosciuta prima di tutto la nostra innocenza.’ Così diceva Salvatore Girone, che fin dall’inizio della vicenda, il 15 febbraio del 2012, insieme a Massimiliano Latorre, sperava venisse riconosciuta la loro buona fede. Su di loro pesa l’accusa di avere ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati, mentre erano in servizio sulla petroliera Enrica Lexie.

Per 3 anni e mezzo l’Italia ha cercato inutilmente di risolvere la questione sul piano diplomatico, ma l’India si è sempre irrigidita. La vicenda giudiziaria si è trascinata tra continui rinvii e senza neppure un capo di imputazione preciso, fino al 26 giugno scorso, quando l’Italia ha invocato l’arbitrato internazionale. L’India ha sempre ritenuto con fermezza che fosse sua la competenza territoriale: un punto controverso su cui ci sarà battaglia.

Oggi al tribunale di Amburgo inizia solo la prima tappa di questo iter. Si discutono le misure cautelari che l‘Italia ha chiesto, ovvero il rientro dall’India di Girone, la permanenza in Italia di Latorre e la sospensione delle azioni penali in atto in India, nell’attesa che si concluda l’arbitrato.

Forse però ci vorranno anni.

Il meccanismo giudiziario

Ma qual è il meccanismo giudiziario che si avvia oggi? Lo spiega la dottoressa Angela del Vecchio, esperta di diritto internazionale: ‘Verranno presentate e riferite all’India ed all’Italia le argomentazioni dell’uno e dell’altro Stato. L’Italia controbatterà a quello che avrà detto l’India, e l’India dirà la sua su quello che affermerà l’Italia.

Il processo non vede i giudici assenti, ma questi partecipano con domande, e dopo le udienze i giudici si riuniranno e decideranno quale sentenza emettere, e la dovranno scrivere. Come ipotesi di studio potrebbe essere che i giudici di Amburgo non daranno ragione né all’India né all’Italia e potrebbero decidere che i due marò vengano trasferiti in un terzo Stato’.

C’è quindi il rischio che non ci sia ancora nulla di definitivo.

Quando la sentenza

La sentenza dovrebbe venire emessa a fine agosto. L’India è obbligata ad uniformarsi alla decisione del Tribunale in quanto le sentenze sono obbligatorie. La chiusura definitiva della vertenza si verificherà soltanto con la decisione della Corte Arbitrale che dovrebbe costituirsi entro la fine di agosto, in quanto è quella che deciderà chi ha competenza a giudicare i due marò.