Tre operai sono rimasti feriti in un grave incidente sul lavoro avvenuto nella mattinata del 7 settembrenel quartiere Centocelle, a Roma.

Dalla ricostruzione degli avvenimenti, sembrerebbe che i tre (un operaio dell'Italgas e altri due di una ditta esterna)fossero intenti alla manutenzione di una condotta posta all'interno di uno scavo. Una fiammata improvvisa, di cui ancora non si conoscono le cause avrebbe colpito i tre operai causando loro delle gravi ustioni che li hanno interessati su buona parte del loro corpo. Immediato l’intervento sia dei Vigili del fuoco sia del personale del 118 che ha ricoverato i tre feriti all'ospedale Sant’Eugenio.

Ancora infortuni, ancora lavoro svolto in condizioni di rischio facilmente valutabili.

I dati del fenomeno infortunistico

Se analizziamo i dati degli infortuni pubblicati dall'INAIL e ci concentriamo su quelli avvenuti negli ultimi anni verrebbe quasi da essere ottimisti. Si nota infatti una certa e continua diminuzione degli eventi. Una loro lettura non legata alla realtà del mondo lavorativo porterebbe infatti a pensare che gli interventi del legislatore abbiano finalmente sortito esiti positivi. Certo l'affermazione non è del tutto campata in aria: molto è stato fatto, ma quel che resta da fare èancora la massima parte.

In sostanza, non si può nascondere una certa ipocrisia di coloro che, diffondendo questi dati, dimenticano volutamente di fornire una serie di altre informazioni che fanno dei numeri complessivi delle denunce2014 (836 morti e 567 mila infortuni)dei numeri che devono essere solo un punto di partenza per una analisi più approfondita dei fatti.

E' bene rilevare che i numeri dell'INAIL, già da quandovengono diffusi, diventano spesso più reali dei dati oggettivi. Per mettere in luce questa differenza l’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna, ogni anno, segnala un numero più alto di infortuni rispetto all'Istituto. Le cause sono legate all'aumento delle morti per malattie professionali, alle mancate denunce e agli infortuni nel tragitto casa-lavoro.

Le cause

Non è il caso dell’incidente qui segnalato, ma si deve ritenere che il problema oggi in Italia sia principalmente di natura culturale. La vita passa in secondo ordine rispetto al lavoro. Il lavoratore è spesso stretto nella morsa della precarietà e della necessità di far risparmiare chi gli ha dato un lavoro. L’imprenditore, mosso dalla voglia di fare profitto, ha come unica guida la legge del tutto e subito, provenendo da una formazione che, per colpe anche politiche, gli ha insegnato che tutti possono fare tutto, anche senza possedere una specializzazione.

In sostanza e senza ritrosie, si deve ammettere che si muore lavorando perché non si sa. E non si sa perché non si viene formati. L’Italia èun Paese in cui il mondo consente di reclutare le persone per strada, al bisogno, passando col pulmino, chiunque queste siano, ad una sola condizione: devono costare poco.

Come intervenire

Se è la cultura che manca, allora èquesta che deve essere creata. E' banale poi osservare che, così come è vano sperare di poter arrivare alla mietitura dopo aver seminato in un campo arido, allo stesso modo una persona che ha la fortuna di stare per entrare nel mondo del lavoro ma non è stato preparato troverà difficoltà nell'apprendere concetti semplici di organizzazione del lavoro, anche se indirizzati alla salvaguardia della sua stessa salute.

Gli mancano le basi.

In Italia, salvo qualche sporadico caso sviluppato in modo autonomo da qualche istituto, magari su indicazioni regionali e nelle classi superiori, non vi è nulla che riguardi tematiche prevenzionali.

Bianche erano le lenzuola che sono state stese a ricoprire quei poveri corpi volati giù da impalcature o arsi vivi nelle fonderie. Ora son rosse, rosse di sangue. Il colore della vergogna, la vergogna di chi poteva e doveva operare per loro e non l'ha fatto.

I nostri personali auguri di pronta guarigione ai tre operai rimasti feriti nell'incidente.