Si presenta all'Ufficio immigrazione del Centro d'accoglienza di Caltanissetta per chiedere asilo, ma finisce al "Malaspina" nel volgere di poche ore. Le manette sono scattate ai polsi di un ventottenne proveniente dal Sudan: sul suo capo pendeva da oltre tre mesi un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo. E proprio a Palermo l’uomo era stato fermato ultimamente per una rapina. All’immigrato erano stati concessi gli arresti domiciliari, dai quali era evaso rendendosi irreperibile fino alla giornata di ieri, quando ha deciso di raggiungere la zona di "Pian del lago" e avanzare la richiesta di protezione internazionale, ma senza i documenti necessari per l'ammissione ai benefici previsti dalla legge.
La verifica al "Ced" del ministero dell'Interno
I poliziotti della Scientifica, dopo la foto per gli archivi e gli altri adempimenti di rito, avviavano rapidamente le procedure per l'identificazione. Da un controllo dettagliato al Centro elaborazioni dati del ministero dell'Interno emergeva subito il provvedimento restrittivo, risalente al 12 giugno scorso. A quel punto, gli agenti dell'Antirapina fermavano il cittadino sudanese, quasi sorpreso per quanto gli stava accadendo, e lo conducevano in carcere, dove è tuttora in custodia cautelare a disposizione dell'Autorità giudiziaria.
Il 'cervellone' elettronico che gestisce milioni di dati
Il "Ced" del ministero dell'Interno archivia quotidianamente informazioni provenienti da tutto il territorio nazionale, pure apparentemente non importanti, pertutti gli immigrati che arrivano in Italia anche senza documenti.
Stesso discorso per coloro che per motivi differenti non intendono consegnarli alle forze dell'ordine oppure non collaborano all'identificazione. Un “cervellone” elettronico gestisce milioni di dati e facilita considerevolmente le operazioni di riconoscimento in tutte le circostanze, comprese quelle in cui l'immigrato risulti senza documenti, come nel caso del ventottenne africano gravato da diversi precedenti penali.