Nella sola Rio de Janeiro ci sono 763 favelas, epicentro di una criminalità che rappresenta il vero problema da affrontare durante i Giochi. La pensa così anche Lorenzo Di Muro, che in Brasile ci ha vissuto e lo considera una seconda casa. «La vera minaccia di queste Olimpiadi – sostiene - non sta negli attacchi terroristici, ma nella micro criminalità e nella criminalità organizzata, entrambe molto attratte dall’afflusso dei turisti. Fu così anche durante i Mondiali di calcio del 2014, quando i crimini minori aumentarono almeno del 50%. Per i Giochi sono state adottate misure straordinarie: secondo il governo brasiliano sono 85mila gli agenti dispiegati per la sicurezza, tra polizia, intelligence e forze armate».

E quanto al pericolo del terrorismo islamico? «Il Brasile – sostiene Di Muro - ne è abbastanza estraneo, ma è anche vero che ha confini sterminati e incontrollabili, che sono crocevia di traffici illeciti destinati a intensificarsi durante le Oimpiadi.Le minacce del terrorismo islamico sono dirette più alle delegazioni dei paesi ospiti, che non al Brasile stesso. Detto questo, 10 persone sono state arrestate pochi giorni fa e ritenute in qualche modo legate all’Isis. Il pericolo, in un evento di tale portata, è l’ondata emulativa; lupi solitari che possono sfruttare l’attenzione mediatica sul Brasile come cassa di risonanza. Il Brasile, peraltro, ha una forte tradizione di migrazione dal Medio Oriente e dall’Africa sahariana, quindi non è immune al terrorismo».