C'è chi parla di integrazione e chi, chiaro e deciso per il proprio pensiero ha deciso di tenere pugno duro facendo rispettare quelle che sono le regole imposte in Italia. Il caso scoppia in provincia di Pordenone, dove una donna musulmana aveva deciso di accedere presso il palazzo del comune pordenonese indossando il Niqab, ove ne vige il divieto, da lì in poi la discussione ed il rifiuto da parte della donna musulmana nel togliersi in Niqab.

Quando l'islam costa caro in Italia

È costata una multa da 30mila euro l'ostinazione di una donna musulmana nel comune di San Vito al Tagliamento, in Provincia di Pordenone.

Il Sindaco in questione aveva chiesto alla musulmana di togliersi il Niqab per fare accesso al comune in occasione di un consiglio comunale tenutosi 20 giorni fa. La donna, una 40enne Albanese residente del posto, si era prontamente rifiutata violando quanto imposto e fu fatta allontanare dalla Polizia Locale, per poi essere identificata in una sala attigua al Comune. Il risultato parla chiaro: maxi multa da 30mila euro, questa è la condanna inflitta alla donna da parte del GIP di Pordenone Alberto Rossi, per la violazione della legge 152 del 1975, la quale disciplina il comportamento dei soggetti nei luoghi pubblici e ne obbligati il riconoscimento del volto, obbligatorio per ragioni di sicurezza.

Il Niqab per la donna musulmana

Un episodio quello di San Vito al Tagliamento, che ha creato un precedente che farà molto discutere, ma che in realtà è solo l'applicazione di una legge italiana esistente e valida per questioni di sicurezza. Non sarà altrettanto felice dell'accaduto, quella fetta di popolazione italiana che, spingendo per l'integrazione religiosa in Europa, spesso dimentica che in Italia e nel restante dell'Europa, vige ancora alta l'allerta inerente al terrorismo Islamico e pertanto, è fatto obbligo per le forze dell'ordine e per le istituzioni far rispettare le regole inerenti alla sicurezza pubblica, anche se potrebbero urtare quello che per le donne musulmane è un credo religioso.