La famiglia Piredda vuole sapere "come sono andate le cose quella maledetta notte" in cui perse la vita il loro unico figlio, Manuel, carbonizzato nel rogo dell''abitazione in cui si trovava con la moglie, Valentina Pitzalis. La donna rimase sfigurata in quell'incendio a Bacu Abis, provincia di Carbonia, riuscendo comunque a salvarsi. Era la notte tra il 16 e il 17 aprile 2011. Un'autopsia mai effettuata, un corpo che avrebbe detto molto più di quanto possano dire, secondo i genitori, le carte di una sentenza da cui Manuel Piredda è uscito come unico colpevole.

Le ricostruzioni

"Mio figlio e Valentina si sposarono sul Monte Sirai, un luogo particolare, in una delle stanze di proprietà comunale (foto 3) e non nel palazzo del Comune a Carbonia, come ho sentito in alcune ricostruzioni televisive. Quell'ambiente mi aveva impressionato per il senso di 'vuoto' e tristezza che dava all'interno. La scelta di quel luogo, sin dal principio, mi fece inorridire e fa molto male sentire queste bugie - afferma Roberta Mamusa -. La stessa Valentina, qualche tempo dopo la morte di Manuel, ha pubblicato su Facebook un video girato nello stesso luogo dove avvenne il matrimonio, il Monte Sirai. Un video che mi ha sconcertata. Sbagliata anche la ricostruzione sul vestito nuziale di Valentina, che in tv si è detto avesse un 'grande fiocco'.

In realtà, il fiocco era un dettaglio, ne manca un altro: c'erano due ali sulle spalle, che mi fecero trasalire quando lo vidi, poco tempo prima del matrimonio. Perchè omettere o modificare verità oggettive, come il luogo e il dettaglio particolare dell'abito? Queste ricostruzioni non corrispondono alla verità".

Secondo Roberta Mamusa, ci sono delle "falsità palesi" nei racconti e nelle ricostruzioni: "Mio figlio scontò i domiciliari tra il luglio e il novembre 2010.

Non era sottoposto ad alcuna misura cautelare nell'aprile 2011. Non aveva necessità di alcun documento relativo a domiciliari da scontare a Bacu Abis. E Valentina lo sapeva bene. Manuel si preparava a recarsi nuovamente dal suo legale, per l'aggressione subita due mesi prima di morire, a febbraio. Aggressione che gli procurò danni notevoli alla mandibola, tali da renderlo incapace di urlare, persino di alimentarsi normalmente.

Aveva ancora in bocca i ferri chirurgici per la sistemazione dei gravi danni riportati. Questo sino a quel maledetto 16 aprile 2011".

La misteriosa aggressione

Il riferimento della Mamusa è alla "misteriosa aggressione contro Manuel da parte di 6 balordi, identificati e denunciati, subita davanti alla telecamera di un H24 mentre parlava con due amiche. Su questo siamo ancora in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Valentina sostiene che mio figlio fosse stato scambiato per un barbone. Per noi è un'affermazione gravissima perchè Manuel non aveva assolutamente le sembianze di un senzatetto. Che motivo c'era di pestare a sangue mio figlio? Ci chiediamo persino se quell'evento avesse qualche legame con la sua fine".

Una finestra al quarto piano e una scrivania

"Mio figlio non poteva spostare la scrivania della sua camera per impedire l'uscita a Valentina, perchè quella scrivania non è singola ma fa parte di un unico blocco, insieme alla libreria e a una cassettiera, tutto tassellato al muro grazie al sostegno di un pannello posteriore (foto 2). Qualora la scrivania fosse stata 'mobile', dormendo nella stanza adiacente alla nostra, divisa da un solo tramezzo, ci saremmo accorti del rumore durante la notte. La camera in questione, inoltre, è al quarto piano della palazzina in cui viviamo (foto 1). Inutile togliere la maniglia dalla finestra per impedire a Valentina la fuga, questa è un'altra bugia. Come avrebbe potuto scappare?

Lanciandosi dal quarto piano? Mio figlio non aveva i 'sacchetti' che lei dice mettesse su tutto il pavimento per sentire il suo alzarsi dal letto. Auspichiamo la riapertura del caso, vogliamo sapere la verità". Leggi qui la seconda parte dell'intervista.