Il prossimo 7 Giugno 2017 si aprirà il processo a tutti gli imputati coinvolti nel discusso caso di "Psiconeuroanalisi", una terapia non convenzionale contro l'Alzheimer ideata e promossa dal neurologo sardo Giuseppe Dore (46 anni, di Ittiri). Sono 23 i rinvii a giudizio disposti dal gup di Sassari, Michele Contini, sulla base del convincimento che il protocollo terapeutico somministrato dal medico e dai suoi collaboratori non sia scientificamente fondato e trascenda in atti di vera e propria violenza fisica. Per tutti i 23 soggetti coinvolti a vario titolo nell'inchiesta, le accuse vanno dall'associazione a deliquere finalizzata alla truffa, abuso d'ufficio, maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona, sino a quella di omicidio colposo.

Gli arresti del 2012

La complessa inchiesta del pm Gianni Caria, aveva portato all'arresto di 15 persone. Era il 2012 quando emerse in tutta la sua interezza la portata di quel protocollo terapeutico fondato non sulla medicina tradizionale ma su esercizi linguistici, mnemonici e sulla somministrazione massiccia di vitamine. Il fine ultimo della "Psiconeuroanalisi" (o "metodo Dore") era quello di combattere la progressione di malattie degenerative come l'Alzheimer e altre forme di demenza. Per l'accusa non si tratterebbe di un metodo indolore ma di vere e proprie sedute di maltrattamenti e lesioni ai danni dei pazienti. Le indagini furono avviate in seguito alla testimonianza di un superteste e alle denunce di alcuni parenti delle presunte vittime.

Nel 2012 furono arrestati lo stesso neurologo fondatore, Giuseppe Dore, la neurologa Marinella D'Onofrio, due loro stretti collaboratori, Salvatore Fadda e Maria Giuseppa Irde, e una donna, Ornella Bombardieri, parente di uno dei pazienti in cura col protocollo Dore. Altre dieci persone finirono ai domicialiari. Inizialmente i nomi erano 26 ma due di loro hanno patteggiato la pena, una donna, imputata di maltrattamento, era stata invece assolta con rito abbreviato.

Alcuni nomi importanti erano finiti nel fascicolo della procura: si tratta di Antonello Peru, ex vicepresidente del Consiglio regionale imputato di abuso d'ufficio e assolto dalle accuse di maltrattamento, lesioni e sequestro di persona, l'allora manager ASL, Marcello Giannico e il direttore sanitario Nicolò Licheri (entrambi accusati di abuso d'ufficio).

Tra tutti i 23 rinviati a giudizio, l'unico ad aver visto alleggerita la sua posizione è proprio Antonello Peru, prosciolto dalle gravissime accuse di violenza e sequestro di persona.

I dispositivi di misura cautelare in carcere emessi nel 2012 recavano la seguente motivazione: "Avevano allestito appartamenti-lager a Ittiri dove torturavano, picchiavano e sottoponevano a maltrattamenti fisici e psichici i malati di Alzheimer, talvolta con la complicità dei familiari dei pazienti, secondo i dettami di una terapia basta su grossolane nozioni di anatomia e perfino sulla Kabbalah".

Il supertestimone

L'incipit per l'immane lavoro d'inchiesta è stato fornito da una precisa testimonianza sulle pratiche inerenti il metodo di cura applicato da Dore a dai suoi collaboratori.

A renderla, fornendo così lo spunto per ulteriori approfondimenti, fu l'allora braccio destro dello stesso neurologo, Davide Casu, amico di vecchia data del medico e da allora diventato il "supertestimone" nell'ambito del processo. Casu ha infatti dichiarato di aver assistito ad alcuni episodi di violenza sui pazienti, ricordando agli inquirenti il preciso episodio che gli fece comprendere la portata di quanto stava accadendo tra quelle mura: "Quando ho visto Dore fare le occhiaie rosse a una paziente a suon di schiaffi non ce l'ho fatta più. In alcuni casi lui rideva, si divertiva".

Il racconto di Casu ha trovato riscontro nelle indagini disposte dalla Procura.