Confermare l’adottabilità della bambina di 7 anni di Casale Monferrato (Al), nata dalla coppia di genitori-nonni dell’alessandrino, è stata la sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Torino.
La bambina è nata nel 2010 dai genitori Luigi Deambrosis, 75 anni, e Gabriella Carsano, 63 anni. La coppia si era affidata alla fecondazione assistita, appoggiandosi anche a strutture sanitarie estere.
Quando la neonata aveva solo un mese e mezzo, la coppia di genitori, durante un trasloco, aveva lasciato la bambina in auto, assentandosi, dalle dichiarazioni, circa 7 minuti, giusto “il tempo di scaldarle il latte”.
I vicini, accortisi della bambina rimasta sola in auto, avevano fatto scattare la denuncia per abbandono. A seguito di quell’episodio, i periti del Tribunale dei minori, si erano interrogati sulle effettive capacità della coppia, seguita già dai servizi sociali, di prendersi cura della figlia. Nel 2013, quando il caso fu sottoposto all’attenzione dei giudici della Cassazione, questi avevano sentenziato che i genitori fossero troppo “anziani e sbadati” per potersi prendere cura della bambina. La Suprema Corte aveva così dichiarato l’adottabilità della minorenne, la quale era poi stata affidata ad una famiglia.
La revoca della sentenza e il nuovo processo
Nel giugno 2016 però, è arrivata la revocazione della sentenza del 2013: la Cassazione ha rivalutato la condizione della coppia casalese, in quanto la legge non stabilisce limiti d’età per la generazione di un figlio.
Inoltre, l’accusa di abbandono era decaduta a seguito dell’assoluzione dei genitori. Ha così avuto origine un nuovo processo, a seguito del quale, oggi, la Corte d’Appello di Torino, ha confermato l’inadeguatezza dei genitori a prendersi cura della figlia, e ne ha dichiarato l’adottabilità. La piccola sarà adottata dalla famiglia che aveva ottenuto l’affido.
L’avvocato Adriana Boscagli, legale della coppia, ha annunciato che è loro intenzione opporsi al provvedimento.
Il curatore della bambina sostiene che non si possa “riattaccare il cordone ombelicale reciso dalla giustizia tra Gabriella Carsano e la sua bambina”, e sostiene che la minore non possa essere ricollocata presso la sua famiglia naturale, in quanto “ormai l’abbandono fa parte della sua storia”.
Si chiude, forse, così il capitolo della storia di una madre che si è vista allontanare la sua bambina, tanto cercata, e che non potrà mai più rivedere. Aggirando il dubbio sull’effettiva capacità di questi genitori, ormai non più giovani, di riuscire a prendersi cura della bambina, di certo non si può sorvolare sul fatto che una distanza generazionale così importante avrebbe potuto causare difficoltà di ordine educazionale sulla bambina. Ci si potrebbe quindi domandare, se non fosse stato il caso di impedire il concepimento, anziché doversi trovare poi a decidere di sradicare il legame umano più forte che possa esistere, tra due genitori e la loro creatura.